Con il termine “tesoretto” o “ripostiglio” si intende un gruppo di monete antiche, che fu sepolto in un luogo segreto e mai recuperato dal proprietario. I tesoretti furono nascosti per motivi diversi, ad esempio per semplice risparmio oppure durante un conflitto, per paura di saccheggiatori o di eserciti invasori.
In molti casi i tesoretti sono stati scoperti casualmente durante lavori di scavo da agricoltori o costruttori. Altre volte sono stati scoperti da archeologi professionisti che hanno eseguito scavi sistematici. Due esempi di tesoretti sono quello trovato a Dorchester nel 1936 e quello di Arzachena (2023).
I tesoretti di monete antiche possono fornire importanti informazioni storiche e archeologiche. Ad esempio possono rivelare l’uso delle monete in un’area geografica specifica, le relazioni commerciali tra diverse regioni o paesi, e le pratiche religiose o culturali dell’epoca.
Nell’immagine in basso vi è la mappa di tutti i ritrovamenti di tesoretti contenenti monete romane. Si nota come i ritrovamenti siano concentrati in quelli che erano i territori imperiali; fanno eccezione alcuni tesoretti trovati nelle zone non romane della Germania, in Polonia, in Scandinavia, in Russia e in Asia centrale. Ma ciò che più salta all’occhio è il caso dell’India e dello Sri Lanka; in questi due paesi sono numerosissimi i ritrovamenti di monete romane. Perché?
Roma importava merci dall’Asia per cento milioni di sesterzi all’anno; la metà di questa cifra prendeva la via dell’India. Ogni anno erano centinaia le navi romane che partivano dai porti egiziani sul Mar Rosso verso le coste indiane per ragioni commerciali. Questo generò un grande flusso di monete romane d’oro e d’argento verso il subcontinente indiano; tale fenomeno iniziò solo nel periodo flavio e continuò per tutta la prima metà del II secolo d.C. È nota la presenza di una stabile comunità di mercanti romani nella città di Muziris, nell’attuale Kerala.
Dai territori dell’Impero partivano soprattutto monete coniate diverso tempo prima della loro esportazione: la maggioranza delle monete in argento trovate in India risulta coniata prima della riforma monetaria operata da Nerone nel 64 d.C. Quindi furono deliberatamente scelte per l’esportazione monete anteriori alla riforma.
Inoltre anche molti denarii repubblicani sono stati inviati in India dopo la svalutazione del denario da parte di Traiano nel 107 d.C., quindi in un periodo in cui questi vecchi denarii erano in pratica già scomparsi dalla circolazione interna all’Impero. Probabilmente le vecchie monete venivano scelte per essere esportate in una regione dove potessero aver valore come metallo a peso, visto il loro migliore contenuto di fino.
Una volta giunte in India, una parte delle monete romane fu rifusa ed usata per produrre due nuove monetazioni: quella in oro di Vima Kadphises, re del Kushan dal 90 al 100 d.C., e quella in argento di Nahapana, satrapo di Saka nell’India occidentale dal 119 al 124 d.C. Dalla mappa si nota come le scoperte di tesoretti romani si concentrano esclusivamente nell’India centro-meridionale e nello Sri Lanka, dove evidentemente le monete romane non venivano rifuse.
Per approfondire la questione dei commerci tra Roma e l’India vi rimandiamo a questo nostro vecchio articolo.