Il primo regime comunista cinese (9-23 d.C.)

Forse non molti sanno che la prima esperienza comunista vissuta dal popolo cinese non è quella maoista, ma risale addirittura a quasi duemila anni prima. Il suo artefice fu Wang Mang, l’unico imperatore dell’effimera dinastia Xin, che regnò dal 9 al 23 d.C.
Anche se Marx sarebbe nato solo diciotto secoli dopo, la politica economica di Wang Mang ebbe caratteristiche che possono essere tranquillamente definite comuniste.

Ma per capire bene questa storia bisogna partire dal 210 a.C.; in quell’anno morì l’imperatore Shi Huangdi, che aveva riunificato la Cina. Dopo averlo sepolto insieme al suo esercito di terracotta, i suoi eredi non seppero tenere insieme la Cina e vennero rovesciati nel 206. Dopo quattro anni di guerra civile, nel 202 a.C. il generale Liu Bang fondò la dinastia Han.

Ma alla fine del I secolo a.C. la dinastia Han era in piena crisi politica. Gli imperatori non governavano più perché il potere effettivo veniva conteso ed esercitato dalle fazioni di corte. L’imperatrice Wang, vedova dell’imperatore Yuan (morto nel 33 a.C.) riuscì a garantire alla sua famiglia molte cariche (di fatto ereditarie), tra cui quella di Gran Maresciallo, che assicurò ai Wang un enorme potere. Non è un caso se furono dei Wang a fare da reggenti agli ultimi due imperatori Han: Ping (aveva otto anni) e Ruzi (due anni).

Ma Wang Mang, Gran Maresciallo e reggente di Ruzi, voleva di più: nel 9 d.C. usurpò il trono proclamandosi imperatore e fondando la dinastia Xin (“nuova”). Egli, fortemente appoggiato dai funzionari confuciani, giustificò l’usurpazione in nome del ripristino del sistema Zhou e promosse delle riforme ispirate agli ideali di Confucio. Riformò il calendario, divise l’impero in dodici province, cambiò nome ai distretti e creò nuove cariche amministrative.

Un ritratto di Wang Mang

Wang Mang nazionalizzò le saline e le distillerie di alcool, nonché le fonderie di ferro e di oro. Ma soprattutto abolì la proprietà privata della terra (che era il principale mezzo di produzione dell’epoca), instaurando quindi un governo proto-comunista.
Ma perché lo fece? Bisogna sapere che nella prima fase della dinastia Han i sovrani avevano seguito una politica economica liberale e la Cina divenne presto prospera.
Ma poi, in seguito all’aumento delle spese militari, il governo imperiale aumentò le tasse ed eliminò le esenzioni fiscali. Infatti in occasione di calamità naturali o, più semplicemente, di scarsi raccolti ora l’impero non sospendeva più le tasse ai contadini. Quindi molti di loro si riducevano in miseria ed erano costretti a svendere i propri terreni a contadini più ricchi. Questi ultimi pian piano allargarono sempre di più le loro proprietà e in qualche decennio la proprietà terriera divenne molto concentrata. A questi grandi latifondi si contrapponeva una gran massa di contadini ridotti in miseria. Una fonte dell’epoca ci racconta che

le grandi proprietà terriere dei forti sono migliaia, mentre i deboli non possiedono neppure il terreno sufficiente a piantarci un ago; sono stati istituiti i mercati degli schiavi, in cui i più poveri vengono trattati come cavalli e buoi, e sono sotto il controllo di uomini che hanno in mano il loro destino.

Wang Mang usò questa situazione per abolire la proprietà privata dei terreni e ridistribuirli.
Ma, più che per il bene dei contadini, questa misura fu presa per distruggere il potere dei grandi latifondisti e per rafforzare lo Stato centralizzato. Quello stesso Stato che con la sua politica fiscale scellerata aveva permesso la creazione di quei latifondi…

Contemporaneamente Wang Mang creò anche un nuovo sistema monetario che fu perfezionato attraverso tre riforme (negli anni 7, 9 e 14 d.C.), le quali generarono molta confusione nel popolo.
Nonostante da più di due secoli circolassero solo monete tonde, Wang Mang decise di emettere nuovamente le monete di epoca Zhou: i coltelli e le vanghe. Egli eliminò l’indicazione del peso dal nome delle monete (in epoca Han circolavano il
ban liang, ovvero “mezzo liang”, il san zhu, “tre zhu” e il wu zhu, “cinque zhu”), perché secondo lui le monete non erano pesi ma strumenti di scambio.

Questa convinzione fu alla base della creazione di un sistema monetario fiduciario, in cui il valore della moneta non dipendeva più dal metallo e dal peso, ma era fissato da un “contratto” tra l’imperatore e il popolo. Un “contratto” in cui il popolo ovviamente non aveva voce in capitolo… Questa riforma fece venire meno l’equilibrio fra valore intrinseco e fiduciarietà che caratterizzava la monetazione cinese.

Di fatto Wang Mang creò una moneta fiat. Basti pensare che già nel 7 d.C. (quando egli era ancora reggente) fu imposto il valore di 5.000 cash ad una moneta da 28 grammi; ma lo stesso peso in precedenza era pari a circa 7 cash. Inutile dire che questa svalutazione selvaggia creò conseguenze disastrose.

Per i dettagli sulle monete di Wang Mang si rimanda al libro “Storia della moneta cinese dai Qin ai Song (378 a.C. – 1279 d.C.)”. DESCRIZIONE E INDICEACQUISTA SU AMAZON

La moneta da 5.000 cash fu il taglio più alto emesso da Wang Mang.
Presentava dei caratteri placcati in oro; ciò la rende la prima moneta placcata nell’intera storia umana.

Inoltre Wang Mang si arrogò il monopolio della monetazione, vietando le emissioni private con un editto che recitava così:

A quelli che oseranno occuparsi dell’emissione illegale di moneta verranno confiscati gli averi ed essi stessi diverranno schiavi dello Stato assieme a quattro vicini che abbiano saputo e non denunciato.

Ma in epoca Han quella della monetazione privata era diventata una vera e propria industria (perfettamente legale): chi produceva monete non conosceva altro lavoro e così decise di trasgredire il divieto. Purtroppo molti furono scoperti e resi schiavi, insieme a molti loro vicini spesso inconsapevoli.

Vennero catturate centinaia di migliaia di persone, che venivano condotte al lavoro nei campi dello Stato; gli uomini viaggiavano chiusi in gabbie trasportate sui carri, mentre le donne e i bambini, con catene al collo, li seguivano a piedi. La mortalità fra i prigionieri era altissima: si stima che il 60-70% dei prigionieri morì a causa delle fatiche fisiche e morali.

L’esito delle riforme economiche e monetarie volute da Wang Mang fu catastrofico: quella agraria non ebbe successo a causa della resistenza dei latifondisti, la monetazione fiduciaria creò iperinflazione e povertà. Calmierare i prezzi non servì a nulla, anzi peggiorò ulteriormente la situazione. Inoltre la confusione generata dalla molteplicità dei nuovi regolamenti portò l’amministrazione alla paralisi. I funzionari, sottopagati e sovraccarichi di lavoro, venivano accusati di inefficienza dal governo e su di essi piovevano punizioni.

Nonostante le sbandierate motivazioni sociali che avevano giustificato le politiche comuniste e stataliste, la miseria dei contadini aumentava vertiginosamente. La situazione fu ulteriormente aggravata dall’alluvione che nell’anno 11 d.C. aveva colpito vaste regioni attraversate dal Fiume Giallo.

Carestie, povertà e soprusi crearono un enorme malcontento, che sfociò in una ribellione. Infatti nel 22 d.C. una grande ribellione partì dallo Shandong; lì si sollevarono alcune truppe formate da contadini e denominate “Sopraccigli rossi”. A loro si unirono altre truppe contadine dell’Henan meridionale, nonché latifondisti molto potenti (alcuni imparentati con gli Han).

Wang Mang inviò contro di loro ben 420.000 uomini ma, nonostante la superiorità numerica, il suo esercito subì una tremenda disfatta presso Kunyang (nell’Henan). Nel 23 d.C. i ribelli conquistano la capitale Chang’an: il 6 ottobre Wang Mang fu ucciso e il suo cadavere fu fatto a pezzi. La sua testa fu esposta in piazza Yuanshi e presa a calci dalla folla. Nei forzieri imperiali furono trovate 333.000 libbre d’oro.

Paradossalemte l’usurpazione di Wang Mang fu la salvezza della dinastia Han. Visti i suoi enormi problemi, probabilmente la dinastia sarebbe crollata in seguito all’alluvione dell’11 d.C. Invece il disastroso interregno di Wang Mang finì per ridare consenso e prestigio agli Han, che quindi nel 23 d.C. tornarono sul trono, per restarci fino all’anno 220.

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