Omicidio o suicidio ? La morte del presidente il giorno del golpe resta un mistero. La versione dei militari, i dubbi della famiglia
di OMERO CIAI
Per la prima volta la giustizia cilena indagherà sulle circostanze della morte dell’ex presidente Salvador Allende rovesciato dal golpe dell’11 settembre 1973. L’obiettivo delle indagini sarà quello di verificare la versione ufficiale che diedero a suo tempo i militari sul suicidio del presidente dell’Unidad Popular. Per diversi anni la morte di Allende fu un vero e proprio enigma: perché la sua famiglia e i militanti della sinistra non accettarono la possibilità che si fosse ucciso e accusarono Pinochet e l’esercito di averlo giustiziato sommariamente nel Palazzo della Moneda, sede della presidenza a Santiago. Esiste perfino un famoso articolo di Gabriel Garcia Marquez che, pochi mesi dopo i fatti, ricostruì le circostanze della morte e sentenziò che il presidente era stato ucciso mentre combatteva disperatamente contro l’assalto dell’esercito.
Il generale Javier Palacios, che guidò l’assalto da terra mentre i caccia bombardavano la sede della presidenza, ha sempre sostenuto che trovò il corpo di Allende senza vita su un divano della sua stanza: il presidente si sarebbe ucciso con il mitra che gli aveva regalato due anni prima Fidel Castro. Allende, testimoniò il generale, aveva puntato l’arma sotto il suo mento e il proiettile gli aveva spappolato il cervello. Una versione dei fatti che la moglie Hortensia Bussi e tutta la sinistra internazionale rifiutarono al lungo sia per ragioni sentimentali che per ragioni politiche.
D’altra parte nel drammatico caos di quella mattina erano spariti gli altri testimoni. Quando Allende, con il palazzo in parte distrutto e completamente circondato, decise di arrendersi quasi tutti coloro che erano con lui nella Moneda l’abbandonarono. Vennero arrestati e, nei due o tre giorni successivi, segretamente uccisi in una caserma dell’esercito. Tanto che sono ricordati come i primi “desaparecidos” della dittatura. Non tutti però morirono. Qualcuno, come Miria Contreras “la Payita”, segretaria personale e amante di Allende, sopravvisse. Ma avendo lasciato il palazzo con il presidente in vita, si convinsero che era stato ucciso dai militari del generale Palacios. La testimonianza più importante, quella del medico personale di Allende che raccontò di essere stato accanto a lui fino alla fine e di averlo visto mentre si puntava il mitra alla gola, fu tenuta nascosta per anni.
Ora il procuratore Beatriz Pedrals ha presentato in tribunale le richieste d’indagine relative a 726 casi di violazione dei diritti umani fra il 1973 e il 1990 – i diciassette anni della dittatura di Pinochet -, tutti quelli mai indagati dalla magistratura cilena. Tra questi casi c’è anche quello che riguarda la morte dell’ex presidente.
(27 gennaio 2011)
Fonte: http://www.repubblica.it/
Nella foto in alto (cliccateci per ingrandirla): francobollo della DDR (Germania Est) dedicata a Salvador Allende.