Articolo di Paul Craig Roberts tratto da Comedonchisciotte
Vi ricordate il mercato al ribasso dell’oro, quello che la stampa finanziaria continua tanto a reclamizzare? Quello che George Soros seguita a proclamare? Beh, non c’è.
L’orso (il ribasso) nel mercato dell’oro è solo una falsa informazione con cui la stampa sta aiutando le élite a comprarsi tanti altri lingotti d’oro.
È sicuro comunque che Soros, lui, non ci crede, come dimostra la consegna 13-F della Securities and Exchange Commission che ha ricevuto il 15 maggio. George Soros ha notevolmente aumentato il suo patrimonio in oro con l’acquisto di 25,2 milioni di dollari di opzioni sul GDXJ Junior Gold Miners Index.
Inoltre il Fondo Soros mantiene una quota di 32 milioni di dollari investiti in miniere; oltre a 1,1 milioni di azioni GDX (un fondo oro ETF) per le sue partecipazioni, che ora si attestano a 2.666.000 azioni per un valore di 70,4 milioni di dollari; oltre a 1,1 milioni parti in GDXJ del valore di 11,5 milioni di dollari, oltre a 530.000 quote del fondo oro GLD del valore di 69.5 milioni di dollari (quotazioni al 17 maggio).
Con la consegna 13-F il Fondo Soros sale a 239,2 milioni di dollari di investimenti in oro. Se questo è il suo sentimento da orso-ribassista, che cosa pretende per diventare un rialzista?
La falsa informazione, che Soros avesse venduto le sue riserve d’oro, è venuta da una interpretazione sbagliata sulla diminuita fiducia nelle partecipazioni di Soros nel fondo GLD oro. Soros, infatti, non ha venduto le sue azioni: ha solo scambiato i suoi pezzi di carta con lingotti d’oro vero. Visto il saccheggio che stanno facendo i banksters sui fondi ETF oro e GLD, Soros ha preferito incassare una parte del suo oro di carta per avere in tasca roba vera.
La sensazione che Soros sia estremamente un toro-rialzista sull’oro non viene solo dalle sue tante aziende, ma anche dalla sua opzione di 25,2 milioni di dollari che ha preso su altre riserve d’oro (junior gold stocks). Si tratta di una scommessa che ha fatto sulle miniere d’oro più deboli. Se si pensa però agli elevati costi di produzione e alla caduta del prezzo dell’oro (per le vendite allo scoperto fatte sul mercato dei titoli), la scommessa di Soros non dovrebbe avere nessun senso, a meno che Soros non stia “pensando” che l’oro possa salire, come si può immaginare osservando come brevi incursioni sul mercato riescono sempre a far concentrare maggiormente la quantità d’oro in possesso delle elite.
Negli articoli precedenti ho spiegato quanto le short-selling influenzino pesantemente la spirale di ordini per bloccare le perdite e alimentino le margin calls per gli investitori in oro dei fondi ETF.
Spaventati dalla perdita di valore delle loro azioni o costretti dalle “soffiate”, gli investitori mettono ancora più pressione sui prezzi già al ribasso provocati dal mercato a breve. Le bullion bank (le banche dei lingotti) e gli investitori di spicco come Soros sono gli unici attori che possono accedere al riscatto delle azioni GLD ed ottenere in cambio dei lingotti di metallo fisico.
Acquistano le azioni che vengono vendute come reazione alla caduta del prezzo dell’oro e poi convertono le loro quote di azioni di carta, appena comprate, in oro sonante. Addetti ai lavori che hanno familiarità con questo processo lo descrivono come un saccheggio dell’oro che dovrebbe garantire gli ETF.
Nel mio ultimo articolo ho descritto come l’orchestrazione di un calo dei prezzi dell’oro nel mercato della carta protegga il valore del dollaro dalla politica della FED che continua a stampare 1.000 miliardi di nuovi dollari ogni anno. L’altro beneficiario dell’operazione è l’élite finanziaria che compra al prezzo più basso le azioni ETF, mentre il mercato scende e le usa per scambiarle con l’oro. Come tutte le altre forme di ricchezza che esistono in Occidente, l’oro è concentrato nelle mani di pochi, e proprio questi pochi, le elite stanno gridando in borsa: “Arriva l’orso, vendete subito l’oro”.
Il calo orchestrato dei prezzi dell’oro e dell’argento è evidente per il fatto che la domanda di lingotti (nel mercato fisico) è aumentata, mentre le vendite di titoli allo scoperto (nel mercato di carta) sono il pretesto perché i lingotti prendano il volo. Come mi ha detto un gestore di hedge fund, si tratta di un assioma di Wall Street per cui il volume segue prezzo. Il mercato del toro si caratterizza per l’aumento dei prezzi su volumi elevati. Al contrario il mercato dell’orso presenta un calo dei prezzi a basso volume. Questo mercato dell’orso nel caso dell’oro consiste in titoli di oro cartaceo con prezzi in costante calo, contemporaneo a una domanda di oro fisico in rapido aumento. Questo indica chiaramente che esiste una domanda di oro fisico e che il mercato e in rialzo, nonostante gli attacchi feroci che deve subire dall’oro di carta.
Se l’orchestrazione è evidente per me, persona senza nessuna esperienza diretta come commerciante d’oro, questo dovrebbe essere certamente evidente a chi stabilisce le regole federali. Ma non aspettatevi nessuna azione da parte della Commodities Future Trading Corporation. È una delle aziende in mano ad un ex dirigente della Goldman Sachs.
E non aspettatevi nemmeno qualche indagine da parte della stampa finanziaria. La stampa finanziaria vede solo l’orso, mentre diminuiscono le scorte di lingotti, mentre si guadagna bene con gli interventi-spot, malgrado le pubbliche dichiarazioni che dicono che il mercato tende al ribasso e mentre George Soros fa affari scommettendo che salterà tutto in aria, se il prezzo dell’oro non riprenderà a salire.