INVESTIRE IN MONETE DA COLLEZIONE
La prima volta che abbiamo parlato di investire in monete di particolare pregio e valore, ci stavamo occupando dell’oro, cioè di tutte le opzioni di investimento realizzabili tramite questo metallo prezioso. Con questo nuovo reportage, invece, estrapoliamo un argomento che non riguarda solo l’oro, ma semplicemente le monete, che possono anche essere d’oro, ma anche di altri materiali. In genere, si tratta di monete emesse e create in epoche ormai trascorse, oggetto di interesse da parte di collezionisti ed appassionati di numismatica. Queste monete, che possono essere d’oro, d’argento, bronzo e atri metalli, possono anche essere acquistate a fini di investimento, cioè allo scopo di rivenderle per ottenere un guadagno o ritorno economico, dato dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita. Il particolare interesse degli investitori per le monete da collezione, nasce dalle stesse motivazioni dell’investimento in oro ed in opere d’arte, cioè dal desiderio di dirottare i propri risparmi in beni considerati “rifugio” cioè capaci di aumentare, nel tempo, il loro valore e di non provocare la dispersione del capitale investito. I mercati finanziari, ancora oggi, restano incerti e traballanti, la crisi economica, a dispetto delle previsioni ottimistiche e positive, continua a persistere e molti non hanno più la voglia ed il coraggio di sperare nei possibili rendimenti dei titoli finanziari, che resteranno sempre e comunque una forma di investimento, con i suoi pro ed i suoi contro, ma che attualmente, non convince più di tanto i piccoli risparmiatori. Ecco che in questo scenario di incertezza e sfiducia, sono iniziate ad imporsi nuove forme di investimento, più reali e meno “finanziarie”, perché fatte di oggetti che sono ben visibili e quantificabili, tra cui le monete da collezione.
INVESTIRE IN MONETE ANTICHE: LA RIVALUTAZIONE
Ma anche in questo settore, non si può prescindere dall’esaminare tutti quei parametri finanziari alla base di qualsiasi investimento. Le monete da collezione sono un bene che ha un certo valore, vengono regolarmente quotate, in base alle quotazioni in tempo reale dei metalli di cui sono fatte. La loro caratteristica, è quella di avere un valore che si rivaluta nel tempo, con oscillazione al rialzo o al ribasso non eccessive che consentono di impiegare il capitale senza il rischio di grosse perdite, ma neanche grossi guadagni ( penserete voi) ed invece è proprio sui guadagni che vi sbagliate. Le possibilità di perdita sono ridotte al minimo, mentre le possibilità di guadagno sono molteplici e dipendono essenzialmente dalle possibilità di aumento di valore che queste monete hanno agli occhi dei collezionisti e dai prezzi che vengono battuti alle aste per aggiudicarsele. L’investimento in monete da collezione può essere fatto comprando monete d’oro, d’argento, di bronzo, o un mix di monete di materiali diversi, per diversificare l’investimento.
COME INVESTIRE
Per investire in monete da collezione bisogna anzitutto comprarle. Il primo passo è quello di rivolgersi ad un negozio di numismatica specializzato nella loro vendita. Esistono anche società specializzate nella vendita di monete da collezione a fini di investimento, che oltre a fornirle, offrono anche consulenza specializzata per realizzare interessanti guadagni dalla loro rivendita. Molte di queste sono reperibili on line appena si digita la voce “ monete da investimento”. Mentre cercavamo ci è apparso il risultato della Marvin Spa, società con sede nella Repubblica di San Marino che commercia on line monete da investimento. Le monete, oltre ad essere di diversi metalli, possono essere di Stati diversi, cioè sono emesse dalle Zecche dei paesi da cui provengono. Il valore di simili monete varia in base al materiale di cui sono composte ed all’epoca a cui appartengono, si va dalle 10-15 euro per le monete di bronzo, alle migliaia di euro per quelle d’oro. Anche le valute non più in vigore, possono essere oggetto di collezione o di investimento, come ad esempio, le monete della lira, la valuta italiana in uso prima dell’introduzione dell’euro. Molti si sono ritrovati ancora in tasca le vecchie monete da 500 lire che possono venire pagate molto profumatamente da appassionati e nostalgici della “vecchia” moneta nazionale. Un altro parametro da tener presente, ai fini dell’investimento, sono le quotazioni dei metalli, che vengono diffuse in tempo reale e che permettono di avere un’idea del possibile rendimento ottenibile con la rivendita. Un buon indice di riferimento è il mercato delle transazioni dei metalli, reperibile a questo link: http://www.kitco.com/market/ che riguarda le transazioni sotto forma di barre. A fine pagina è presente un menu in cui è possibile visualizzare i prezzi di vendita anche delle monete. Invece di farvi perdere tempo a cercare, vi forniamo noi il link esatto, eccolo: https://online.kitco.com/bullion/completelist_USD.html. Le quotazioni avvengono in tempo reale e sono degli indici preziosi per muoversi nella compravendita di monete d’oro a fini di investimento. Anche in questo caso, quando le quotazioni sono al ribasso, si compra, appena si alzano, si vende. Anche per le monete bisogna ragionare in termini finanziari, ma i tempi di rientro dall’investimento differiscono da quelli finanziari perché sono molto più brevi e nella prossima puntata capiremo meglio il perché. Seguiteci.
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Come anticipato nella prima puntata, l’investimento in monete da collezione non deve essere necessariamente a medio e lungo termine, nonostante non si possa prescindere dal valutare alcuni importanti parametri finanziari, come l’andamento delle quotazioni. Ma più che le Borse, nel caso delle monete, a determinarne il valore è il mercato della domanda e dell’offerta, ovvero le compravendite e le transazioni delle monete stesse. Anche se acquistate a pochi euro, possono essere rivendute a centinaia di euro e ciò perché il valore di questi oggetti non è vincolato alle oscillazioni dei mercati finanziari ed agli indici inflazionistici delle economie globali, ma solo all’interesse che i potenziali acquirenti hanno verso le monete da collezione. Chi ama collezionarle, è disposto a spendere qualunque cifra e chi le compra solo a scopo di investimento, può realizzare interessanti guadagni. Le monete da collezione, inoltre, esistono in serie limitate, sono state emesse in epoche passate e sono molto ricercate, quindi a determinarne il valore è quasi sempre la domanda, che quasi sempre, è superiore all’offerta. Alcune monete, ad esempio quelle in oro, hanno un doppio valore, ovvero quello delle quotazioni del metallo nei mercati finanziari, detto valore di borsa e quello del valore numismatico, cioè quello attribuitogli dal mercato della domanda dei potenziali acquirenti e collezionisti.
SU QUALI MONETE INVESTIRE
Le tipologie di monete su cui puntare il proprio investimento, sono davvero tante, abbiamo le monete risalenti all’epoca romana, quelle bizantine, le monete d’oro, italiane, francesi, dette Marenghi, o le Sterline o il Dollaro Americano. L’importante è puntare su monete che godono di un’ampia domanda a livello internazionale, in modo da poter essere facilmente rivendute, anche nei mercati esteri. Prima di acquistare monete da collezione, bisogna iniziare a capire la numismatica, informarsi e documentarsi molto bene, per evitare il rischio di cadere nelle mani di truffatori che anche attraverso il web, “spacciano” per così dire, “moneta falsa”. Le monete da collezione devono essere corredate da un certificato di autenticità, rilasciato da istituzioni internazionali, legalmente riconosciute. La certificazione viene rilasciata dopo che dette istituzioni hanno stimato il valore e lo stato di conservazione della moneta. In Italia abbiamo, ad esempio, l’Istituto per la Salvaguardia della Numismatica Italiana ( ISNI) che si occupa di valutare le monete da collezione.
PROCEDURA DI VALUTAZIONE
Le monete da collezione, vanno accettate dall’Istituto e munite di foto dettagliate, fronte e retro, curate da un Concessionario a cui le monete vanno presentate. Se l’Istituto accetta le monete, il Concessionario, le invierà alla Centrale dove verrà realizzato il processo della valutazione. Nella valutazione commerciale delle monete incidono tre parametri: lo Stato di Conservazione, la Rarità, Domanda ed Offerta. Lo stato di conservazione della moneta, cioè il suo grado di usura, ne determina il maggiore o minor valore. Le classificazioni usate per determinare lo stato di usura sono diverse tra loro e questo può determinare contenzioni tra compratore e venditore. Per cui, gli istituti come l’ISNI preferiscono adottare il sistema americano omologato a quello europeo in cui alla valutazione si abbina un grado di qualità che va da 20 a 70. Il grado è più alto tanto quanto la moneta è antica e ben conservata. Il Fior di Conio ha un valore di 60-70, le monete che mostrano una cattiva conservazione, come la perdita dei rilievi, hanno un grado di qualità più basso detto B che va da 20 a 29. La rarità della moneta si basa sul numero di volte in cui questa appare sul mercato. Non è facile determinare questo parametro e gli istituti numismatici si sono organizzati attraverso database elettronici che permettono di ottenere informazioni proprio sulla rarità delle stesse. Anche per la domanda è l’offerta bisogna consultare in tempo reale l’andamento delle transazioni di una certa moneta e le sue variazioni di prezzo. Anche queste informazioni sono contenute nei database degli istituti numismatici. Le monete da certificare, vengono esaminate da esperti qualificati che ne verificano i parametri di cui abbiamo parlato, oltre all’autenticità ed al grado di conservazione. Dopo questo passaggio le monete vengono fotografate in 3D, incapsulate e sigillate, in modo da poter essere visualizzate ad altissima definizione. La moneta sarà inserita in un database detto “Monete Certificate”, con una sigla che ne indica il nome del possessore. In caso di vendita, quest’ultimo comunicherà la sigla della moneta al compratore, che potrà consultare il database dell’istituto per verificarne l’autenticità. In tal modo si potranno evitare contenziosi dovuti alle difficoltà di determinare l’autenticità delle monete vendute.
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Nella scorsa puntata dedicata al tema dell’investimento in monete da collezione, ci siamo soffermati sulle procedure di certificazione delle monete, procedure che servono ad attestarne l’autenticità. Rivendere monete autentiche, è, infatti, il primo passo per realizzare un investimento redditizio. Altri sono gli aspetti da esaminare riguardo a questo argomento a cui dedichiamo la terza parte del nostro reportage a puntate. Le monete da collezione, dopo aver subito la procedura di certificazione, vengono sigillate e consegnate al proprietario o collezionista in un astuccio portamonete, realizzato con un materiale che ne garantisce la conservazione, la visualizzazione ed il contatto manuale. Tutte queste operazioni ( comprese quelle elencate nella scorsa puntata) hanno un costo.
COSTI PROCEDURA CERTIFICAZIONE MONETE
Il costo per la procedura di certificazione delle monete varia in base al valore economico delle stesse. Tale costo comprende la fase di accettazione, la gradazione, le foto, l’incapsulamento e l’etichettatura computerizzata. Se la moneta vale meno di 1000 euro, tale procedura costa 35 euro; 50 euro se la moneta vale da 1000 a 2000 euro; 100 euro per quelle che valgono da 2001 a 5000 euro; 200 euro per valori compresi tra 5001 e 10 mila euro; 250 euro per valori che superano i 10 mila euro. Il costo, insomma, viene stabilito per scaglioni di valore. Come accennato, sempre nelle precedenti puntate, parlando di monete da collezione, ma soprattutto di investimento, non si può prescindere dal considerare alcuni importanti parametri finanziari, che vengono detti “indici numismatici”.
INDICI NUMISMATICI: COSA SONO
Gli indici numismatici sono degli indicatori finanziari che servono a rappresentare l’andamento del mercato numismatico. Tradizionalmente si pensava che un simile mercato potesse interessare solo i collezionisti, ma gli istituti numismatici come l’ISNI, hanno cercato di individuare alcuni indicatori finanziari che permettono di capire quanto può rendere un investimento di questo tipo. Le principali informazioni chieste da collezionisti ed investitori, sono: l’offerta delle informazioni, specialmente il valore di mercato determinato dall’incontro tra domanda ed offerta; la trasparenza del mercato, ovvero la possibilità di ottenere informazioni chiare, evidenti ed in tempo reale; nel caso della numismatica queste informazioni sono ancora prevalentemente soggettive; liquidità del mercato, ovvero entro quanto tempo il bene scambiato è trasformabile in denaro liquido, realizzando un utile; il richiamo per nuovi investitori che il bene esercita. Ebbene, gli indici numismatici sono come quelli del mercato azionario, ovvero il Mibtel o il Down Jones. Attraverso un andamento grafico temporale, si può riuscire ad analizzare il grado di liquidità e di rendimento dell’investimento in monete da collezione. L’ISNI, come sottolineato, poche righe più su, incaricando noti esperti e docenti universitari ha realizzato una simulazione con 25 monete da collezione considerate tra le più liquide. Nella rappresentazione grafica che prende in considerazione un arco temporale di 10 anni, i rendimenti della numismatica hanno avuto un rialzo nel 2009, passando da un -6,13% (2008) ad un +11,90% ( 2009). Mentre nello stesso periodo il mercato finanziario ha segnato dei crolli, quello della numismatica è crollato meno (2008) e nel 2009 è cresciuto quanto il Mibtel. Questo paragrafo ci fa venire in mente un altro particolare: quali sono le monete da collezione con maggiore liquidità?
LIQUIDITÀ DELLE MONETE DA COLLEZIONE
Potenzialmente tutte le monete da collezione, se rivendute, permettono di realizzare una certa liquidità. La rivendita può essere fatta ad amici collezionisti, altri rivenditori, società numismatiche. La cosa importante è che la collezione sia autentica. Attualmente, si punta molto alle monete di metallo prezioso, oro ed argento, il cui valore è determinato non da quello stampato sulla moneta, ma dal metallo con cui sono fatte che resiste molto bene alle oscillazioni inflazionistiche ed è rivendibile con ottimi margini di liquidità. Rendere liquido un investimento, significa, in parole semplici, trasformarlo in denaro contante, ovvero disinvestire. Ma prima di parlare di disinvestimento, dobbiamo approfondire ancora meglio il discorso dell’investimento, ovvero capire quali altri canali ci permettono di trovare monete da collezione ad uso investimento. Nella prima puntata abbiamo detto che il canale principale sono le società numismatiche o rivenditori. Le monete da collezione si possono trovare anche nei mercatini dell’usato o dell’antiquariato, ma anche alle aste, dove si crea un circuito utile sia per chi compra che per chi vende. Esiste anche la possibilità di creare dei fondi numismatici, il cui patrimonio è costituito proprio dalle monete da collezione ad uso investimento. Per saperne di più vi invitiamo a seguire le prossime puntate.
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Come anticipato nella scorsa puntata, i circuiti dove poter comprare monete da collezione ad uso investimento sono le aste. Un’ulteriore modalità di investimento, è quella dei fondi numismatici. Iniziamo ad occuparci delle aste.
ASTE NUMISMATICHE: COSA SONO
Sono vendite pubbliche di lotti di monete da collezione curate da società specializzate dette case d’asta numismatiche. Queste aziende, svolgono un’attività di intermediazione nel collocamento dei lotti delle monete, conferite dai proprietari o collezionisti che intendono vendere. Le case d’asta possono anche acquistare direttamente i lotti da vendere, quindi invece dell’intermediazione, possono diventare diretti proprietari dei lotti di monete, procedendo ad una vendita diretta. Le aste, infatti, rappresentano una modalità di vendita conto terzi. Le modalità di svolgimento delle aste, seguono grossomodo le stesse procedure delle aste riguardanti altri tipi di investimento, come ad esempio le opere d’arte. Le aste rappresentano un modo per investire in monete da collezione (comprare), ma anche per disinvestire ( vendere), cioè per ricavare denaro liquido dall’aggiudicazione. I venditori contattano le case d’asta per conferire i lotti da vendere, mentre i compratori si iscrivono come partecipanti per presentare le offerte di acquisto. Le aste funzionano con aggiudicazione al miglior offerente. Viene fissato un prezzo base del lotto, al di sotto del quale non è possibile presentare offerte. La casa d’asta può decidere di vendere i lotti in un unico blocco o in blocchi separati. Per un gran numero di lotti, il conferimento può avvenire tramite ritiro degli stessi presso il domicilio del venditore, a cura della casa d’asta. Le aste possono svolgersi in sede pubblica, con partecipazione diretta dei potenziali compratori nei locali di svolgimento della vendita, oppure on line, o tramite presentazione delle offerte per posta tradizionale, per chi è impossibilitato a partecipare. Aste numismatiche vengono tenute a livello nazionale ed internazionale. Sono le stesse case d’asta ad essere attive sia in Italia che all’estero. Nei siti delle case d’asta è possibile anche consultare il calendario con le date delle vendite. Mediamente una casa d’asta ne organizza 5 all’anno. Il calendario comprende le date per le aste battute in presenza dei partecipanti o per le aste on line o per corrispondenza ( gli eventi si svolgono separatamente). Offerte per corrispondenza sono anche accettate da coloro impossibilitati a partecipare alle aste battute. In questo tipo di vendite, vengono trattate monete antiche o classiche, medievali, italiane e straniere e medaglie papali.
COME FUNZIONANO
Per conoscere il prezzo a base d’asta, si può prendere visione del catalogo con la descrizione, la codificazione dei lotti e l’indicazione del valore di partenza, redatto dalla casa d’asta. Direttamente dal sito della stessa si può compilare un modulo d’ordine in cui assieme ai dati anagrafici, si inserisce la descrizione dei lotti visualizzati in catalogo e si indica la propria offerta di acquisto. Il modulo serve anche a fornire alla casa d’asta il mandato a comprare in nome e per conto dell’offerente. Sul prezzo di aggiudicazione si applica una commissione a titolo di diritti d’asta. L’aggiudicazione viene assegnata al miglior offerente, dal Direttore dell’asta. Il pagamento del lotto aggiudicato deve avvenire in contanti ad emissione della fattura. Trascorsi 30 giorni senza che il pagamento sia avvenuto, la casa d’asta può annullare la vendita. I partecipanti all’asta devono fornire al direttore dell’asta i propri estremi di riconoscimento. Talvolta può essere richiesto il versamento di una commissione anticipata del 25%. L’importo non utilizzato, sarà rimborsato alla fine dell’asta. Tutte le offerte devono essere firmate. La procedura si applica anche alle offerte pervenute per posta tradizionale, fax o email. L’acquirente dovrà sostenere anche le spese postali, di trasporto, assicurazione e le imposte a carico dei lotti aggiudicati. Le offerte per corrispondenza devono pervenire prima della chiusura dell’asta, altrimenti non verranno prese in considerazione. L’offerta più alta pervenuta per corrispondenza si aggiudicherà il lotto con un rialzo che non deve superare il 10% rispetto all’offerta precedente. A parità di offerta, l’offerta vincente sarà quella pervenuta per prima. Le offerte presentate durante lo svolgimento dell’asta devono superare quelle pervenute per posta. E’ illegale acquistare lotti di monete da collezione per rivenderle in aste private.
PROFILO FISCALE LOTTI AGGIUDICATI
Le aste di monete da collezione, si svolgono sia in Italia e nei paesi dell’UE che all’estero. La tassazione del lotto aggiudicato avviene in base al sistema di fiscale del paese in cui si compra. In un forum numismatico moneta.it si dice e sembra che per gli acquisti in Germania si paghi l’Iva sull’intero importo delle monete acquistate e non solo sulle spese delle commissioni. Chi compra fuori dell’UE non è soggetto al pagamento dell’Iva, ma c’è la possibilità che i lotti spediti finiscano in dogana dove bisogna pagare Iva + spese doganali. In Austria e Francia, sempre dalla discussione aperta nel forum, l’Iva si paga solo sulle commissioni d’asta, se le monete sono d’oro da investimento, l’operazione in Austria è esente da Iva. Prima di presentare un’offerta d’asta meglio leggere le condizioni ed i regolamenti che possono variare da società a società.
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Dopo aver esaminato il funzionamento delle aste numismatiche e le procedure di aggiudicazione delle monete, passiamo ad analizzare un’altra opzione di investimento, già anticipata nella scorsa puntata del nostro reportage: i fondi numismatici.
FONDI NUMISMATICI: COSA SONO
Sono fondi di investimento il cui patrimonio, invece, che essere costituito da titoli è costituito da un paniere di monete da collezione, che possono essere dello stesso taglio o valore oppure diverse. Trattandosi di un mercato che gli operatori finanziari definiscono ancora di nicchia, i fondi numismatici non sono ancora molto diffusi. I fondi in cui è possibile investire in monete, sono quelli in oro, cioè quelli che riguardano il metallo prezioso in genere, dove le monete sono una delle tante forme che può essere data a questo metallo prezioso. Possibili fondi numismatici, potrebbero essere creati anche con monete, ma anche banconote, di una certa rarità, cioè emesse in esemplari unici o al massimo in pochissimi esemplari in tutto il mondo, che proprio per la loro rarità presentano elevati margini di rivalutazione del loro valore. Gli istituti di numismatica, come l’Isni infatti, hanno lanciato l’idea del cosiddetto “Nummus Fund”, ma i più importanti istituti finanziari mondiali hanno espresso dubbi sulla fattibilità di un simile fondo che potrebbe interessare solo i collezionisti, quindi, solo un mercato di “nicchia” perché non legato agli indici finanziari che permettono di analizzare l’andamento del mercato e le prestazioni stesse di un fondo. Nelle scorse puntate, abbiamo già indicato quali potrebbero essere questi indici finanziari, chiarendo che l’investimento in monete da collezione prescinde dalle oscillazioni dei mercati finanziari, ma che come qualsiasi buon investimento, permette anche di valutare a priori l’andamento delle transazioni tra chi compra e chi vende monete, perché è proprio dall’incontro tra la domanda e l’offerta che viene determinata la futura redditività e positività dell’investimento. Per cui, al momento, trovare dei veri e propri fondi numismatici attivi, è un po’ difficile, ma siccome l’andazzo dei piccoli investitori è quelle di prediligere i “beni rifugio”, piuttosto che i titoli finanziari, non possiamo escludere che l’investimento in fondi numismatici possa diventare realtà. La forma di investimento in monete da collezione, se vogliamo parlare di fondi, viene ancora considerata una forma di diversificazione di un portafoglio di investimenti, dove una parte viene destinata ad un fondo finanziario vero e proprio, un’altra ad un fondo pensione, un’altra ancora ad un immobile, ed il resto a comprare monete da collezione alle aste. I fondi numismatici non sono da confondersi con i fondi monetari che sono fondi di investimento in titoli a breve scadenza, in cui vi è un immediato ritorno di liquidità del capitale investito. Ma di questo argomento parleremo, eventualmente, in un reportage a parte.
INTERMEDIAZIONE BANCARIA NEL CASO DELL’INVESTIMENTO IN MONETE
L’intermediazione bancaria nell’investimento in oro, esiste, talvolta è fondamentale, anche per il possesso di monete d’oro la banca è molto utile perché permette di custodire in sicurezza il proprio “bene” da investimento. Anche per investire in monete di altri metalli ci si può rivolgere alla banca, alla propria banca di fiducia, per avere delle consulenze in merito. Non dimentichiamo, infatti, che attraverso la banca si può realizzare l’investimento in metalli preziosi, ovvero sottoscrivendo certificati che riguardano un certo valore di oro, argento o platino, ma questo è sempre un argomento diverso da quello di cui ci stiamo occupando in questo articolo. Per quanto riguarda le monete da collezione, ( il nostro argomento) testimonianze degli utenti del forum monete.it, raccontano che la valutazione bancaria delle monete avverrebbe in base alla valutazione del prezzo dell’oro. E’ il caso delle cosiddette “monete bullion”, ovvero le monete da investimento. Nel caso delle monete bisogna, infatti, distinguere, quelle da investimento e quelle da collezione. Anche se il nostro reportage è dedicato all’investimento in monete da collezione, cioè quelle che hanno un valore numismatico, è doveroso far capire ai lettori, la differenza con le monete da investimento.
MONETE BULLION E MONETE DA COLLEZIONE: DIFFERENZE
La moneta bullion, è una moneta in metallo prezioso, come oro, argento o platino, il cui valore dipende dalla quantità di metallo in essa contenuta, cioè dal peso, non dal valore numismatico che è, invece, legato a parametri quali la rarità o lo stato di conservazione. Bisogna fare attenzione, molta attenzione, alle monete bullion, se comprate a valore numismatico ( fregatura) e tentate di rivendere ad un operatore finanziario, potreste ricevere una valutazione di molto inferiore al prezzo di acquisto, perché, magari, le quotazioni del metallo saranno scese, invece, di salire. L’ideale è comprarle a peso, ovvero al valore del metallo contenuto, aspettare che le quotazioni del metallo stesso si alzino e poi rivenderle. Le monete da collezione hanno un valore che non dipende solo dal metallo di cui sono fatte, ma anche dalla storia che esse rappresentano. Nel seguito vedremo quanto rendono le monete da collezione in caso di investimento, perché si investe sulle monete bullion, ma anche su quelle da collezione.
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L’aspetto più interessante per chi decide di investire sulle monete da collezione, è quello del rendimento, cioè quanto si potrà ricavare dalla rivendita. In questo articolo ci occuperemo proprio di sapere quanto rende un investimento in monete antiche, rare o preziose.
RENDIMENTI MONETE DA COLLEZIONE
Le monete da collezione, come tutti gli investimenti, possono avere un rendimento variabile, funzionano come le opere d’arte che, con il tempo, aumentano di valore. Per cui chi sogna di ricavare un patrimonio dalla rivendita di monete da collezione, dovrà avere la pazienza di aspettare qualche anno. Una collezione di monete dell’Antica Roma, ad esempio, acquistata nel lontano 1940 a circa 2 mila sterline, è stata rivenduta nel 2003 a 440 mila sterline, quindi con un rendimento 200 volte superiore all’acquisto. Ma simili risultati si verificano con un tempo di disinvestimento pari a 60 anni. Un tempo decisamente lungo, adatto più a collezionisti per hobby che a puri investitori. Se si punta a rendimenti più accettabili, cioè del 6-7 o anche 10%, i tempi di rivendita si accorciano sensibilmente. Chi mira a rendimenti più “normali” ad esempio a ricavare dalla vendita il 10% in più dell’acquisto, può riuscirci in circa 3 anni. In meno di 10 anni, il valore delle monete da collezione, può addirittura raddoppiare. Questo si verifica per quelle monete particolarmente rare o addirittura per pezzi unici. E’ accaduto nel caso delle monete rare australiane, dove, per periodi inferiori a 10 anni, i rendimenti sono stati a dir poco eccezionali.
RENDIMENTO A 10 ANNI MONETE DA COLLEZIONE
Restando sempre nell’esempio delle monete rare australiane, possiamo ben dire che queste hanno avuto in soli 7 anni, un raddoppio del loro valore. Lo testimonia un grafico pubblicato sul sito Kic.com.au, dove si effettua un raffronto tra il valore delle monete negli anni 1964-65, 1999 e 2006. Dalla comparazione dei vari anni, emerge un rendimento annuale, cioè un incremento di valore, superiore al 13%. Per cui se si spendono 100 dollari, in un anno sarà molto facile ricavarne 113. Per realizzare un notevole incremento patrimoniale, cioè un rendimento del 50%, vale la pena di aspettare anche 7-10 anni. Ne vale davvero la pena e vi dimostriamo il perché. Monete rare, che nel 1964 valevano 600 dollari, nel 1999 ne valevano 37.500, nel 2006 125 mila. Si tratta di monete emesse dal governo australiano nel lontano 1813. 10 sterline del 1918, che negli anni 60 valevano 150 dollari, nel 1999 valevano 37.500 dollari, nel 2006, 95 mila dollari. I valori sono reperiti dai risultati delle aste e pubblicati su una rivista australiana di settore “ The Australian Coin Review”. Realizzare simili rendimenti non sempre è possibile, perché ci sono le variabili dello stato di conservazione della moneta, la tassazione vigente in alcuni stati ( non è il caso dell’Australia),ma come si sarà potuto notare, l’impresa non è affatto impraticabile. L’acquisto di monete rare australiane, è uno di quelli che può avvenire anche in modalità rateale, ovvero come un piano di risparmio tipico dell’investimento in fondi. Lo consentono le società numismatiche e di consulenza australiane.
MODALITÀ DI ACQUISTO MONETE A RATE
Non esiste una quota minima di investimento in monete rare. Sul web esistono siti di vendita on line che propongono monetine dal valore di 3, 5,10, 15 euro, spese di spedizione escluse. Le monete di metallo prezioso, come oro, argento e platino, possono costare anche diverse migliaia di euro. Certo bisogna sempre verificare l’autenticità di questi oggetti. Per realizzare un “rendimento” nel vero senso della parola, bisognerebbe però comprare uno stock di monete da collezione, magari diversificando l’acquisto, se lo si preferisce. Le società di consulenza australiana propongono, come preannunciato nel precedente paragrafo, la modalità di acquisto a rate. Come tutte le società d’asta, si può dare incarico alla società di comprare monete in nome e per conto proprio. Con il pagamento rateale, l’investitore ed il collezionista comprano uno stock di monete di un certo valore, ammortizzando la spesa con dei pagamenti a cadenza mensile. Esistono piani di pagamenti mensili a breve termine, cioè 4 mesi, dove si paga il 25% del prezzo delle monete, al momento dell’acquisto, ed il restante 25% in 4 rate. Il pagamento rateale può avvenire anche per un periodo più lungo e funziona come un piano di accumulo, dove, esaurita la fase dei pagamenti, si otterrà in controvalore un certo quantitativo di monete rare che si possono ricevere in consegna esentasse e senza commissioni, oppure si possono ricollocare per la rivendita , nelle aste pubbliche, realizzando una guadagno dall’eventuale aumento di valore determinato dal prezzo di aggiudicazione.
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Dopo aver esaminato alcuni importanti aspetti dell’investimento in monete da collezione, continuiamo con la nostra trattazione sul tema cercando di individuare altri ulteriori elementi che possono rivelarsi molto utili per la buona riuscita dell’investimento. Ad esempio, avete mai pensato cosa succede quando si ereditano, si trovano per caso o si comprano delle monete da collezione? E’possibile rivenderle? A queste curiosità cercheremo di rispondere nel paragrafo seguente.
POSSESSO DI MONETE DA COLLEZIONE
La questione del possesso di monete da collezione in Italia è molto delicata, per possesso si intendono monete antiche trovate per caso, ricevute in eredità o comprate. Spesso l’acquisto può avvenire ( a propria insaputa) da fonti non lecite ( materiale rubato o trafugato da scavi o musei) o non autorizzate ( compresi i siti web). A Matera il Nucleo Carabinieri tutela del Patrimonio , ha sequestrato delle monete antiche e dei reperti archeologici venduti illegalmente su Internet. Quindi, fate molta attenzione all’acquisto di monete da siti web, perché le transazioni devono riguardare monete originali, regolarmente censite, catalogate ed autorizzate. Le monete antiche potrebbero, inoltre, anche rientrare tra i beni di interesse archeologico. La normativa italiana è abbastanza complessa, ma con alcune recenti modifiche legislative sembra siano stati introdotti criteri più flessibili nella disciplina di chi detiene o commercia monete antiche. Un chiarimento in merito è fornito in un documento dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici che riporta i contenuti di un convegno svoltosi nel 2006 dal titolo “Possesso e Commercio delle Monete e Tutela del Patrimonio Numismatico Nazionale”. Le monete antiche vengono considerate monete di interesse archeologico, al pari di altri beni più monumentali, sulla base di una legge del 1909 e del 1939. In tempi più recenti è stato introdotto il decreto legislativo 42/2004 detto “Codice Urbani” in cui si istituiva la procedura della denuncia di ogni passaggio ( eredità, ritrovamento, acquisto) relativo al possesso del bene antico, in quanto sussisteva la presunzione di interesse pubblico, fino a prova contraria, per i beni antichi detenuti da privati “ senza fine di lucro”. Per le monete antiche ricevute in eredità, ad esempio, con la norma citata, sussiste l’obbligo della denuncia al Ministero dei Beni Culturali, entro 30 giorni dalla loro acquisizione. Il possesso dell’eredità viene provato con atti testamentari e atti di successione legittima da cui si evince il precedente atto di provenienza del bene.
IL POSSESSO DI MONETE DA COLLEZIONE: ALTRE NORME
Nel 2006, una nuova normativa ( decreto legislativo 156/2006) modifica la disciplina giuridica del possesso delle monete antiche, specificando che sono beni culturali non semplicemente “le cose di interesse numismatico”, bensì “le cose di interesse numismatico che, in rapporto all’epoca, alle tecniche e ai materiali di produzione, nonché al contesto di riferimento, abbiano carattere di rarità o di pregio, anche storico”. Vuol dire che le monete da collezione, che non abbiano il requisito dell’unicità o dell’eccessiva rarità, perché emesse con ripetizione ed in diversi esemplari potevano essere liberamente possedute. Questa nuova norma viene modificata dal decreto legislativo 62/2008 che interviene su specifici articoli del “Codice Urbani” ovvero, per quanto riguarda la nostra analisi, sull’articolo 10 c, specificando che sono beni culturali, dopo l’avvenuta dichiarazione del Ministero, le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti… che, per tradizione, fama e particolari caratteristiche ambientali, ovvero per rilevanza artistica, storica, archeologica, numismatica o etnoantropologica, rivestano come complesso un eccezionale interesse” e” le cose di interesse numismatico che, in rapporto all’epoca, alle tecniche e ai materiali di produzione, nonché al contesto di riferimento, abbiano carattere di rarità o di pregio”. Nel 2008 sostanzialmente si mantiene inalterata la posizione del 2006, ma essendo la legislazione italiana un continuo ricorrersi di norme che si modificano una dopo l’altra, c’è sempre il rischio di non riuscire ad avere chiara la situazione giuridica delle monete di cui si è venuti in possesso. Per cui è consigliabile seguire le regole di riferimento del “Codice Urbani” e cioè che per chi possiede monete antiche, si dovrà informare la Soprintendenza ai Beni Culturali che potrà stabilire se si tratta di monete di interesse storico e culturale soggette agli obblighi di denuncia dei beni archeologici, oppure no. Ulteriori approfondimenti sul tema possono essere reperiti attraverso le discussioni sull’argomento affrontate nel forum la moneta.it.
Autrice: Rosalba Mancuso
Fonte: http://mandilo.it/