Questo articolo di Massimo Conti, apparso sul quotidiano La Stampa di martedì 15 ottobre 1957, mette in luce uno dei difetti intrinseci della moneta fiat (ovvero quella creata dal nulla). Infatti quel che segue è l’esempio di come un bel giorno il governo del proprio paese può decidere, con un pretesto qualsiasi, che a partire da quel momento le banconote non sono più valide e che non è possibile cambiarle con altre. Il risultato sarà la polverizzazione di parte dei legittimi e sudati risparmi dei cittadini.
Con una fulminea ordinanza il governo ha messo fuori corso e fatto sostituire in dodici ore le vecchie monete – Il denaro “frutto di speculazione” sarà confiscato – Bloccati i conti in banca
Bonn, lunedì mattina. Con una comunicazione improvvisa e imprevista il governo della Germania Orientale ha ordinato ieri mattina il cambio della moneta in corso nella Repubblica comunista, avvertendo che alle 20 di ieri sera le operazioni si sarebbero chiuse, e le vecchie banconote da 5, 10, 20, 50 e 100 marchi sarebbero state fuori corso. Obbedendo alle disposizioni del governo, diffuse ieri mattina alle 8 e ripetute per l’intera giornata dalle radio, dagli altoparlanti istallati su automobili e dai giornali usciti in edizione straordinaria, milioni di tedeschi della “Repubblica democratica” hanno cambiato con nuove banconote i trecento marchi consentiti (circa undicimila delle nostre lire) versando poi il resto su speciali conti bloccati. I conti verranno sbloccati il 19 prossimo, ma per ritirare il denaro il cittadino della Germania Est dovrà dimostrarne la provenienza “lecita”. Il denaro “frutto di speculazioni”, come ha ripetuto iersera il ministro delle Finanze della Repubblica democratica tedesca, Willy Rumpf, sarà confiscato dal governo. Intanto sono stati bloccati i conti in banca.
I poliziotti comunisti hanno bloccato per l’intera giornata i posti di frontiera fra le due Germanie (era consentito solo il passaggio dei treni) e la linea di demarcazione fra i settori orientale e occidentale di Berlino “per impedire che speculatori occidentali si precipitassero nel settore democratico a cambiare i marchi”. Inoltre la polizia comunista ha arrestato ottanta persone “responsabili di traffico di valuta”. Alle 22.01 di ieri sera il traffico automobilistico fra le due Germanie è stato ripristinato.
La drastica operazione finanziaria, secondo le giustificazioni del governo comunista, è servita a colpire gli speculatori occidentali: “È noto da tempo al governo della Repubblica democratica – si legge fra l’altro in un comunicato ufficiale – che monopolisti e capitalisti della Germania occidentale hanno accaparrato determinati quantitativi di nostre banconote a fini speculativi, onde disturbare la nostra economia e finanziare le organizzazioni di spionaggio”.
In realtà il provvedimento di Berlino Est – questa è !a opinione degli esperti – non è diretto contro gli Occidentali. Nelle finanze della Germania Est c’è qualcosa che non funziona; il governo comunista si è accorto che un quarto del circolante non passa mai attraverso le banche dello Stato, il quale ha perduto quindi il completo controllo sulla sua valuta. Dove circola e dove va a finire tutto questo denaro? Parte alimenta la borsa nera all’interno del paese, dove i generi alimentari sono ancora razionati, parte in traffici clandestini fra i due settori di Berlino, sempre dovuti alla scarsità di beni di consumo nella Germania Est. Un’altra parte del denaro poi resta “inattiva” perché i risparmiatori della Germania Orientale non si fidano a depositarlo nelle banche o ad investirlo in una qualche maniera: preferiscono tenerselo a casa.
Per questa massa di piccoli risparmiatori il provvedimento del governo costituisce una rovina. E non soltanto per loro. Difatti anche chi ha depositi in banca rischia di perderli qualora non riesca a dimostrarne la “legittimità”, come li ha guadagnati e come li ha risparmiati. Altre vittime dell’operazione finanziaria saranno i piccoli commercianti e imprenditori, che fino ad ora hanno potuto bene o male resistere alla statalizzazione. Si crede anzi che il provvedimento serve anche a rovinare completamente queste ultime categorie. Altro motivo dell’operazione va ricercato nelle crescenti tendenze inflazionistiche nella Germania Est, nonché nella “fuga” di marchi orientali verso la vicina Polonia, dove la moneta è ancora più vacillante.
Il rapporto fra marco occidentale e orientale è all’incirca di uno a quattro, sebbene che le autorità comuniste considerino le due valute alla pari. Nelle banche di Berlino Ovest vi sono presentemente circa venti milioni di marchi orientali, qualche cosa come 750 milioni delle nostre lire, senza contare il denaro in mano a privati.