N-03 – Tolone

Il 15 dicembre 1793 Napoleone è a Tolone: il destino lo attende.
La città è assediata dalle navi inglesi.
In seguito al ferimento grave dell’ufficiale Donmartin -capo battaglione- Napoleone (solo perchè era casualmente al quartier generale) fu inaspettatamente scelto a sostituirlo quando -appena giunta la brutta notizia- un ufficiale superiore incrociandolo nei corridoi vide le sue mostrine di artigliere.
Tre giorni dopo fa togliere l’assedio a Tolone, mettendo in fuga gli inglesi con colpi precisi della sua artiglieria. Riesce nell’impresa perchè raduna tutti i cannoni (prima dispersi tra le varie compagnie) e ne sincronizza l’azione, usando ottime angolazioni e regolazioni di tiro.
E’ un grande successo tattico di Napoleone che gli valse la promozione di Generale di Brigata.
Alla cerimonia di promozione c’era anche il generale Dugommier e la frase che pronunciò era abbastanza profetica: “Se ci mostrassimo ingrati verso di lui, questo ufficiale si promuoverebbe da solo”. Aveva ben capito il carattere di questo giovane ufficiale.
Ma a Tolone accadde anche un altro fatto curioso che farà più tardi cambiare il destino di Napoleone e che ci rivela il forte carattere di quest’uomo. All’assedio di Tolone, era presente il commissario della Convenzione nazionale presso l’esercito, Barras. Il giovanissimo neo comandante per caso, dopo aver sistemato alcuni cannoni, Barras con la sua autorità intervenne e diede lui l’ordine di spostare una batteria. Napoleone non esitò ad affrontarlo: “Cittadino, voi fate il vostro mestiere e a me lasciatemi fare il mio. La batteria sta bene dove l’ho messa io”. Barras non rimase soddisfatto del trattamento, e non mancò di schierarsi con i critici di quello sbarbatello e bizzarro nuovo comandante. Poi quando lo vide all’opera, con lo strepitoso risultato ottenuto, si smentì, fu affascinato da quel giovane 23enne, e nel suo rapporto scrisse “Eccezionale soldato: dall’irrefrenabile attività. Ha addosso il “moto perpetuo”, un’agitazione fisica che comincia dalla testa e non si ferma nemmeno alle ultime estremità del corpo”.

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