N-11 – Il Consolato (II parte)

Il Concordato, le riforme e i nuovi venti di guerraIl 21 giugno 1801 iniziano i colloqui (tra Napoleone e il cardinale Consalvi) che porteranno al Concordato tra Francia e Stato Pontificio.
La religione del “culto della ragione” , in Francia, dopo dieci anni è fallita: l’influenza sul popolo è stata scarsa, ma grande è stato il danno in molti apparati della vita civile, prima in mano alla Chiesa. Quello che mancava nel nuovo “dogma della Patria” era l’aspetto spirituale.
Anche se per lui il Papa è solo uno dei tanti statisti, Napoleone sa valutare, con grande realismo politico, l’ascendente della religione sulle masse e il suo valore come garanzia di ordine sociale, uno strumento per conciliare gli uomini all’idea dell’ineguaglianza e per renderli disposti ad obbedire anche all’autorità terrena.
Il Concordato viene firmato il 14 luglio 1801: la Francia riconosce il cattolicesimo come religione uficiale, mentre la Chiesa rinuncia alla restituzione dei beni confiscati nel periodo rivoluzionario.

Il 26 gennaio Napoleone è eletto presidente della Repubblica Cisalpina che, da questo momento, assume la denominazione di Repubblica Italiana.
Il 25 marzo 1802, viene siglata la pace di Amiens tra Francia e Inghilterra. Napoleone, per un intero anno, non sarà impegnato in nessuna campagna militare.
Il 2 agosto un senatoconsulto lo elegge Console a vita, con il diritto di designare il successore. Gli oppositori lo criticano, ma il popolo lo appoggia.

L’Inghilterra, nonostante la pace di Amiens, progetta la guerra: lo sviluppo economico e tecnologico della Francia, la sua politica protezionistica, ma anche l’autarchia perseguita dagli Stati Uniti sta gettando l’Inghilterra in una grave crisi economica.

Il 25 febbraio 1803 Napoleone confisca i beni ecclesiastici della Germania donandoli ai principi tedeschi come risarcimento delle terre perdute con la pace di Luneville. L’Inghilterra, preoccupata per l’alleanza francese coi principi tedeschi, si prepara sempre di più alla guerra. Napoleone lo intuisce e prepara un’armata che dovrà invadere l’Inghilterra. Quest’ultima, il 13 marzo, rompe ufficialmente gli accordi di pace di Amiens.

Il 14 febbraio 1804 viene scoperto il complotto realista di Moreau-Pichegru-Cadoudal. Durante l’indagine viene fuori il nome del duca d’Enghien: Napoleone lo fa catturare nel territorio neutrale di Baden, precisamente a Ettenheim. Il duca viene incolpato dei complotti, processato, condannato per tradimento e fucilato il 21 marzo nel fossato del castello di Vincennes.
Le corti europee sono sconcertate. L’episodio mette in serio pericolo la pace di Lunéville.

Il 21 marzo 1804, viene approvato il Codice Civile.
Questo ci ricorda che, oltre alla politica estera, c’è anche un altro aspetto da considerare, ugualmente importante: le numerose e profonde riforme della vita nazionale.
Ecco alcune riforme attuate da Napoleone, dapprima come console e poi come imperatore:
CODICE CIVILE (codice napoleonico): ispirato al diritto romano, teso a consolidare la famiglia e la proprietà; ha rivoluzionato il sistema giudiziario e di diritto, concependoli e adattandoli alle esigenze di una società tesa verso lo sviluppo economico mediante la via liberista e capitalista; ha gerarchizzato la vita associata nei grandi istituti naturali, primo fra tutti la famiglia.
RIFORMA AMMINISTRATIVA: divisione del territorio in dipartimenti con a capo i prefetti; ogni comune ha un sindaco nominato dal potere centrale.
RIFORMA FISCALE sono riscosse da funzionari statali, con vantaggio per lo Stato e una maggiore equità verso i cittadini.
RIFORME ECONOMICHE ED INFRASTRUTTURALI: fonda la Banca di Francia, promuove l’economia, l’industria, il commercio; fa costruire nuove strade alpine, fa migliorare le strade e i canali sia in Francia sia in Italia. Ma soprattutto emette nuove monete, ma di questo parleremo più approfonditamente in seguito.
RIFORMA DELL’ISTRUZIONE: la scuola è pubblica, gestita dallo stato e suddivisa in: elementari, ginnasi, licei, scuole normali, Università, Politecnico.

Ma le riforme non riguardano solo il territorio nazionale: la francesizzazione “colpisce” ogni stato occupato. Il papa, per tutta risposta, afferma: “E io seguiterò a parlare in latino”.

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