Così morì Napoleone

Oggi 5 maggio 2021 ricorre il 200° anniversario della morte di Napoleone Bonaparte.
Per celebrare questo giorno vi proponiamo qui di seguito il racconto della morte dell’imperatore, scritto dal medico corso Francesco Antommarchi.
Egli, su richiesta della madre di Napoleone, nel 1819 divenne medico personale dell’imperatore. Quindi visse con Napoleone negli ultimi due anni di esilio e fu lui ad eseguire l’autopsia, stabilendo che la morte era stata causata da un cancro allo stomaco. Inoltre Antommarchi creò la maschera mortuaria di Napoleone, tuttora conservata al Musée de l’Armée di Parigi.
In seguito pubblicò il suo diario, con il titolo “Memoires ou les dernier moments de Napoléon“; il brano è tratto proprio da quest’opera.
Ricordiamo che nel lontano 2006 pubblicammo un’ampia sintesi della storia di Napoleone.

5 maggio
Notte estremamente agitata. L’affanno è generale, difficile la respirazione. Singulto frequente, spasmi continui all’epigastro e allo stomaco. Rigetta materie liquide nerastre, acri e nauseanti.
Ore cinque antimeridiane precise. Napoleone è sempre in delirio. Parla con difficoltà, proferisce suoni inarticolati, interrotti, e si lascia sfuggire le parole: “testa” e “armata”. Queste sono le ultime parole che pronuncia. Le ha appena proferite, che perde l’uso della parola.
Il corpo è freddo e tetanico, coperto di sudori vischiosi. Si sentono appena le pulsazioni nella carotide e nelle ascellari. Credo già venuta meno la vita, ma poco a poco il polso si rialza, l’oppressione diminuisce, sfuggono sospiri profondi. Napoleone vive ancora. Allora avviene una scena straziante. Madame Bertrand, la quale, nonostante le sue cattive condizioni di salute, non ha mai voluto abbandonare il letto dell’infermo, fa chiamare prima sua figlia Ortensia, poi gli altri tre figli, perché vedano per l’ultima volta il loro benefattore. È impossibile esprimere l’emozione di questi poveri ragazzi a tale spettacolo. Da circa quaranta giorni non vedevano l’Imperatore: i loro occhi pieni di pianto cercano con terrore di ravvisare su quel viso pallido e sfigurato, l’espressione di bontà che erano soliti ritrovarvi. Si lanciano poi tutti in una volta verso il letto, stringono ambo le mani dell’Imperatore, le baciano singhiozzando e piangendo. Il giovane Napoleone Bertrand cade svenuto; si è costretti a strappare dal letto i ragazzi, e portarli in giardino. Il ricordo di questo spettacolo rimarrà incancellabile nel loro cuore.
Ore undici e un quarto antimeridiane. Raffreddamento glaciale delle estremità inferiori e ben presto di tutto il corpo. Occhio immobile. Forte agitazione delle pinne del naso. Adinamia più completa. Polso estremamente debole, intermittente, variante dalle 102 alle 108 pulsazioni. Respirazione lenta, intermittente. Stiramenti spasmodici, arcuati, dell’epigastro e dello stomaco; profondi sospiri, grida lamentevoli, moti convulsi che terminano con un rumoreggiante e sinistro singulto, Applico un vescicante sul petto, due alle cosce, e due larghi senapismi alle piante dei piedi. Faccio uso di fomenti nel mezzo dell’addome con una brocca piena d’acqua calda; gli rinfresco continuamente le labbra e la bocca con acqua comune mischiata con acqua di fiori d’arancio e zucchero, ma il passaggio è spasmodicamente chiuso; niente è inghiottito. Tutto è vano. La respirazione lenta e intermittente è accompagnata da grande agitazione dei muscoli addominali. Le palpebre rimangono ferme; gli occhi si muovono, si rovesciano sotto le palpebre superiori; il polso cade, si rialza. Sono le sei meno undici minuti e Napoleone è agli estremi. Le sue labbra si coprono di una leggera schiuma. Egli non è più. Così passa la gloria.