Prima del 24 agosto 1862 in Italia circolavano diverse monete: baiocco, catarano, carlino, doppia, ducato, fiorino, franceschino, francescane, lirazza, onza, paolo, papetto, piasta, quattrino, soldo, svanzica, tallero, testone, zecchini e tante altre.
Infatti queste monete erano il frutto di sei differenti sistemi monetari, che avevano prodotto ben 236 monete diverse. Ma si sale a 282 se si considerano quelle delle province venete e romane al momento del loro ingresso nel Regno d’Italia (nel 1866 e 1870 rispettivamente).
Con il decreto del 17 luglio 1861 fu stabilita la doppia circolazione tra lira e vecchie monete con prefissato un tasso di cambio.
Poi il 24 agosto 1862 Vittorio Emanuele firmò la legge organica n. 788 sull’unificazione monetaria, contenuta nella “Raccolta officiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d’Italia”. Il Senato aveva approvato la legge il 20 agosto con 68 voti favorevoli e 2 contrari. Una simile maggioranza si era espressa a favore anche alla Camera. A presentare la legge è stato Gioacchino Napoleone Pepoli, ministro dell’agricoltura, industria e commercio.
I conii delle lire era realizzato da Giuseppe Ferraris, capo incisore alla zecca di Torino. Gli altri stabilimenti legalmente autorizzati a battere moneta furono quelli di Milano e Napoli. In base alla convenzione del 21 dicembre 1861 l’attività delle tre zecche era affidato alla Banca Nazionale del Regno d’Italia.
Dopo un ampio dibattito sulla scelta dei materiali, fu privilegiato il sistema di conio bimetallico sul modello francese del 1803.
Vennero emesse monete in oro da 5, 10, 20, 50 e 100 lire e monete in argento da 1, 2 e 5 lire e da 20 e 50 centesimi. Inoltre furono emessi spiccioli in rame da 1, 2, 5 e 10 centesimi.
Su queste prime monete fu ritratto il re Vittorio Emanuele II. Invece le prime banconote stampate dalla Banca Nazionale raffiguravano Camillo Benso conte di Cavour.
In foto: monete di Vittorio Emanuele II da 10 centesimi, 1 lira e 50 lire.
Tutte le foto sono tratte dal sito Numismatica italiana