La moneta da 200 lire compie 40 anni

Oggi 3 gennaio 2018 ricorre il 40° anniversario dell’emissione della moneta da 200 lire. Infatti questo nominale fu messo in circolazione per la prima volta il 3 gennaio 1978.
La creazione di questa moneta avvenne in un periodo caratterizzato da penuria di circolante, tanto che in quel tempo furono emessi i famosi miniassegni.
La moneta da 200 lire fu coniata a partire dalla fine del 1977 e rimase in circolazione fino alla fine del 2001, quando la lira fu sostituita dall’euro. Ne furono prodotti complessivamente 1.585.129.000 esemplari, per un ammontare di 317.025.800.000 lire.

La moneta da 200 lire è in bronzital, pesa 5 grammi ed ha un diametro di 24 millimetri.
Il dritto raffigura una testa di donna rivolta a destra. Invece al rovescio vi è un ingranaggio a denti quadri che racchiude l’indicazione del valore.
Dunque questa fu la prima moneta della Repubblica Italiana in cui venne abbandonata la simbologia legata all’agricoltura, a cui fu preferito un simbolo del mondo industriale.

Di seguito riportiamo questo articolo di Andrea Rapisarda pubblicato venerdì 23 dicembre 1977 sul quotidiano Il Messaggero, che ben spiega come l’opinione pubblica accolse la nuova moneta.

Brutte ma comode le nuove 200 lire
Circoleranno dal 3 gennaio

Bisognerà attendere il 3 gennaio perché i cassieri delle banche possano distribuire ai clienti la nuova moneta da 200 quasi come un regalo per l’anno nuovo. È coniata in una lega di bronzo uguale a quella del 20 lire, perciò apparirà lucente come fosse d’oro e i primi che riusciranno a impadronirsene decideranno certamente di farne un regalo ai nipotini e ai figlioletti, o le metteranno nel cassetto aspettando che nel futuro acquisti un valore numismatico: non si sa mai, un errore come quello delle caravelle con le bandiere controvento…
Nessuno si faccia illusioni. La moneta sarà coniata a milioni di esemplari fin dove arriveranno le forze della Zecca, perciò non c’è da puntare sulla rarità, e il conio è così semplice da rendere impossibili gli errori. Semplice ma brutto. Al dritto, la solita faccia antipatica della donna che sta a simboleggiare la Repubblica sul 100 lire e sul 50: una Repubblica grintosa, incapace di un sorriso, stretta parente delle Giovani Italiane che si esibivano negli esercizi ginnici al Foro Mussolini. Al più, può far pensare alle femministe che sfilano in corteo minacciando di castrare il maschio.
Il rovescio è ancora più semplice e altrettanto brutto: la scritta lire 200 iscritta dentro a quella ruota dentata, o ingranaggio che dir si voglia, sul quale si posarono tante proteste quando fu deciso di inserirlo nell’emblema della Repubblica neonata, trent’anni fa. Questo e nient’altro. “All’alta fantasia qui mancò possa”, direbbe il Poeta.
Brutto dal punto di vista estetico, il 200 è buono dal lato pratico. Il suo diametro appena superiore a quello del 50 lo rende comodo da portare in tasca, confermando l’assurdità del grosso e pesante 100 lire svalutato. Il caldo colore del metallo ci riporta ai lontani ricordi di una modesta ma tranquilla agiatezza confortandoci del freddo e squallido acmonital che imperversa da quasi cinquant’anni. Il valore appare molto comodo, perché consente di pagare con una sola moneta il giornale e il caffé espresso, e semplifica in genere il conteggio degli spiccioli. Il 200 potrebbe felicemente accoppiarsi con il cartaceo 300 attualmente sottoposto all’iter parlamentare, se il primo fosse coniato in quantità sufficiente e se il secondo venisse alla luce con la sollecitudine che hanno mostrato le banche nello stampare i miniassegni.
Resta in ogni modo da conoscere il motivo per cui il ministero del Tesoro seguita a considerare le monete come tagliatelle fatte in casa, dimenticando che il Simbolo dello Stato saprebbero modellarlo ottimi medaglisti, fra i quali stanno un Greco e un Manzù.