Se il chilo non pesa un chilo

Il prototipo dell’unità di misura del peso ha perso 50 milionesimi di grammo. E ora si studiano i rimedi

MILANO – Forse la lega di platino e iridio ha emesso qualche gas incorporato nel blocco metallico confezionato nel 1889 a Londra, forse sta succedendo semplicemente l’inspiegabile. Fatto sta che quella che sembra quasi una battuta è una verità: il chilogrammo sta perdendo peso, lentamente e inesorabilmente. E questo è un problema molto più grande di quanto si possa immaginare.

ONORATA CARRIERA – Il prototipo del chilogrammo, conservato a Parigi sotto una coppa di vetro all’Ufficio Internazionale Pesi e Misure (Bureau International des Poids et Mesures – Bipm) e uscito dalla sua prigione dorata solo tre volte in tutta la vita, costituisce l’unica unità di misura del sistema internazionale ancora definita da un manufatto e non da una proprietà fisica e se Le Grand Kilo (come viene chiamato il prototipo) ha iniziato a cambiare è chiaro che non potrà più essere un punto di riferimento oggettivo. Cinquanta milionesimi di grammo sono tanti per un cilindro di platino e iridio deputato a essere l’unità di misura di tutto il mondo e ora, dopo 122 anni di onorata carriera, gli esperti internazionali del settore stanno seriamente pensando di mandare il chilogrammo in pensione.

PROPOSTE – Per il momento è stata convocata una riunione dalla Royal Society di Londra , ma si tratterà di una semplice consultazione poiché con ogni probabilità per una decisione ufficiale bisognerà attendere la Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure (Cgpm) del 2015, a Parigi. Del resto, come fa notare Michael Stock, esperto del settore e organizzatore del meeting della Royal Society, «non vi è alcuna emergenza per il momento e il problema inizierà a diventare significativo tra dieci-vent’anni».

DUE PESI, DUE MISURE – La prima Cgpm risale al 1889 e comprendeva solo le unità fondamentali di lunghezza, massa e tempo. Oggi invece il Sistema internazionale di unità di misura è basato su sette grandezze fisiche fondamentali (con le rispettive unità di misura), grazie alle quali vengono definite tutte le grandezze fisiche derivate. L’ipotesi più accreditata rispetto all’unità di riferimento della massa è che anche il chilogrammo segua le sorti di altre unità di misura, ormai definite da costanti atomiche o fondamentali. Il metro per esempio era prima definito come la distanza tra due linee incise su una barra campione di platino e iridio conservata a Sèvres, a Parigi. Ma come oggetto fisico è diventato obsoleto nel 1960, quando la Cgpm definì il metro come «la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299 792 458 di secondo». Cosa gli scienziati abbiano in serbo per ridefinire il chilogrammo, ormai affetto da un dimagrimento preoccupante, non è chiaro a chi non conosce bene le leggi della meccanica quantistica. Molti però fanno il nome, tra le altre ipotesi, della costante di Planck e invocano l’aiuto della meccanica quantistica.

LA COSTANTE DI PLANCK – Quel piccolo granello di sabbia rappresentato dalla massa persa dal chilogrammo nel tempo potrebbe crescere e una soluzione potrebbe venire dalla meccanica quantistica. La costante di Planck consente la quantizzazione di grandezze come l’energia, la quantità di moto e il momento angolare (un’unità di misura delle unità atomiche) e la sua definizione è stata determinante per la nascita e la successiva evoluzione della meccanica quantistica. Prende il nome da Max Planck, fisico tedesco e padre della teoria dei quanti che, con la teoria della relatività di Albert Einstein, rappresenta uno dei pilastri della fisica contemporanea. Se venisse utilizzata la meccanica quantistica la definizione del chilogrammo verrebbe calcolata sulla base dell’energia elettrica necessaria a sostenere a mezz’aria un chilogrammo attirato dalla gravità terrestre.

Emanuela Di Pasqua
26 gennaio 2011

Fonte: http://www.corriere.it/

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