I misteriosi tondelli di Castel Manfrino

A metà strada tra Teramo e Ascoli, ad un’altitudine di 1000 metri slm, c’è un castello oggi conosciuto con il nome di Castel Manfrino, ma nel medievo era chiamato Castrum Macclae. Il sito è nominato nel Catalogus Baronum normanno e in un ricco carteggio angioino (1270-80).

Questo luogo ci pone un piccolo enigma numismatico, relativo alle attività svolte dal suddetto castello nel secolo XII.

Lo scavo archeologico è in corso da pochi anni ed è condotto dall’Università di Chieti. Dallo scavo si è capito che il sito ha avuto tre fasi di vita:
1 – fase longobarda: a quell’epoca il sito era una chiesa fortificata posta ai limiti meridionali del ducato di Spoleto; sono stati ritrovati i resti di un abside e di un battistero, ma anche di una torre difensiva e delle mura. All’interno della torre si trovava un laboratorio destinato alla produzione di ceramica;
2 – fase normanna: l’edificio fu arricchito di un’altra torre (su cui tornerò tra poco);
3 – fase angioina: il sito divenne una residenza signorile piuttosto lussuosa. Nel 1278 un feudatario si ribellò a Carlo d’Angiò, rivendicando il possesso del castello; accorsero le truppe angioine che, dopo più di un anno d’assedio, dovettero ritirarsi senza aver ripreso il controllo del sito. Durante gli scavi è stato ritrovata una moneta d’oro angioina (un tarì).

Torniamo alla torre normanna (XII secolo).
All’interno della torre sono stati trovati i resti di una fornace e dei tondelli non coniati; alcuni di essi erano già ritagliati, mentre altri erano solo stati punzonati sui fogli di bronzo in attesa di essere ritagliati. E c’è un altro particolare davvero interessante: insieme ai suddetti tondelli, ne sono stati trovati altri due che presentano delle flebili tracce di coniazione.

Da qui nascono quattro ipotesi:
1 – il castello produceva tondelli che poi rivendeva ad una o più zecche;
2 – il castello ospitava una zecca clandestina, dedita alla produzione di monete false (non trovate perchè venivano immesse in circolazione subito dopo la coniazione, per far sparire le prove). I tondelli coniati ritrovati sarebbero dei falsi mal riusciti e, per questo, scartati;
3 – il castello produceva gettoni e tessere;
4 – il castello era sede di zecca (stabile o itinerante).

Ma potrebbe anche darsi che il castello svolgesse anche più di una delle attività sopra elencate.

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