A Losanna le monete raccontano la storia di Alessandro Magno

Una piccola mostra per raccontare un mondo sterminato, anzi un universo completamente nuovo. Alessandro Magno, infatti, con la campagna militare in Oriente interrotta soltanto dalla sua morte sopravvenuta a Babilonia nel 323 a.C., voltò pagina nella storia della Grecia per scrivere un nuovo capitolo nel libro di quella dell’intera umanità. Le sue gesta sono state raccontate in mille modi e anche quello scelto dal Museo Monetario Cantonale di Losanna non può essere definito originale, ma va riconosciuto ai curatori dell’esposizione Alexandre Le Grand et les Royaumes hellénistiques. L’Histoire racontée par les monnaies un nobile intento divulgativo che non sacrifica l’indispensabile rigore scientifico. Il percorso espositivo si snoda attorno a otto temi che spaziano dalla figura di Filippo II all’eredità “numismatica” di Alessandro (che arriva fino ai nostri giorni), passando per le vicende belliche, politiche e dinastiche dei suoi successori, i diadochi. È giusto che la mostra prenda avvio dal padre di Alessandro perché fu proprio Filippo a condurre sul palcoscenico della storia la Macedonia, fino ad allora relegata dietro le quinte, mentre la scena era occupata dalle poleis greche. Il sovrano macedone perseguiva una decisa politica espansionistica e aveva ben chiara la funzione propagandistica delle monete con cui pagava i suoi soldati, come testimoniano i pezzi in mostra. La volontà di promuovere la propria politica panellenica è evidente nel richiamo alle principali divinità del pantheon greco, in particolare Zeus e Apollo, ma anche in quello alle vittorie riportate nei Giochi Olimpici. Nella prima teca si può ammirare uno splendido statere d’oro (fatto coniare a Pella negli anni successivi alla morte di Alessandro: 323-317 a.C.), il cui diritto è occupato dalla testa di Apollo, mentre il rovescio ospita una quadriga guidata da un auriga. Anche nella consapevolezza del potere mediatico delle monete il figlio superò il padre: Alessandro infatti dedicò molte attenzioni ai messaggi che voleva veicolare con tetradrammi e stateri.
In principio continuò a coniare i “Filippi”, ovvero le monete con i tipi selezionati dal padre, ma in un secondo tempo si decise a riformare il sistema monetale macedone, adeguandolo a quello attico. La sua campagna in Oriente ebbe tra le conseguenze dirette il progressivo allontanamento dalle miniere e dalle zecche greche e dunque la necessità di fondarne di nuove. Dopo aver sconfitto Dario, Alessandro poté mettere le mani sul ricchissimo tesoro achemenide che gli fornì una fonte di metallo coniabile quasi inesauribile. Servendosi di una lente che il personale di sala mette a disposizione del visitatore, è possibile apprezzare i particolari più minuti delle vivaci raffigurazioni di diritti e rovesci, come per esempio i tonici addominali del padre degli dei e le penne della sua inseparabile aquila, mentre un apparato di cartine illustra i regni dei diadochi che si spartirono l’impero di Alessandro. Gli animali compaiono spesso sulle facce delle monete, a simboleggiare il potere e la forza oppure per dare un tocco di esotico, indicando fin dove si era spinto il discendente di Eracle. Ecco per esempio un tetradramma di Tolomeo con il ritratto di Alessandro divinizzato che indossa lo “scalpo” di un elefante e poi uno statere che al rovescio porta una quadriga di elefanti guidata da Alessandro divinizzato. Il pachiderma, simbolo dell’eroica campagna in Asia, lo ritroviamo su una moneta di Seleuco I.
La sopravvivenza degli “Alessandri” fu più ben più lunga della vita del sovrano, grazie all’elevato titolo in metallo prezioso che ne consentì la circolazione per un lungo periodo dopo l’improvvisa morte del re. Una sezione è dedicata all’intervento dei Romani in Oriente che portò alla fine dei regni ellenistici, l’ultimo dei quali naufragava nelle acque di Azio, dove Cleopatra VII e Marco Antonio vennero sconfitti da Ottaviano che di lì a poco sarebbe diventato Augusto. In mostra è presente anche un denario coniato dalla zecca itinerante di Antonio con i ritratti della regina egiziana e del generale romano. Particolarmente interessanti sono le monete che raccontano l’influenza greca sui Celti che diede vita a numerose imitazioni (la Lira turca bimetallica che “ricorda” molto da vicino la nostra moneta da due euro non costituisce dunque una novità, ma anzi si inserisce nella millenaria tradizione numismatica dell’imitazione). La mostra si chiude con un breve flash sul destino degli “Alessandri” nella storia della numismatica, dalle emissioni degli imperatori romani a quelle dei sovrani del secolo scorso: c’è persino una moneta italiana da 5 Lire del 1927.

Autore: Saul Stucchi
Fonte: http://www.alibionline.it/

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