Sette paesi UE non vogliono l’euro

18 settembre 2011 – Sette stati membri, entrati nell’Unione Europea tra il 2004 e il 2007, sono preoccupati per l’obbligo di adottare l’euro, previsto nell’accordo di adesione all’UE, e potrebbero indire dei referendum per cambiare i trattati di adesione.
Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania sostengono che un’unione monetaria può benissimo finire, essendoci troppe differenze fiscali, economiche e politiche.

I nuovi membri dell’UE che hanno aderito blocco durante il quinto ampliamento (2004-2007), in base ai loro trattati di adesione, sono tutti obbligati ad adottare l’euro; di questi, la Slovenia, Malta, Cipro, la Slovacchia e l’Estonia hanno già aderito alla zona euro. I paesi entrati negli anni precedenti al 2004 non sono tenuti ad adottare la moneta unica.
Tutti e sette i paesi concordano nell’affermare che un cambiamento di status giuridico della zona euro potrebbe modificare le condizioni dei loro trattati di adesione e che potrebbero essere costretti ad indire dei referendum sull’ingresso nell’euro.
I sette paesi chiedono anche che i paesi non appartenenti all’area dell’euro dovrebbero avere il diritto di impegnarsi in colloqui su possibili riforme della zona euro; attualmente, infatti, le discussioni tra i paesi della zona euro sono chiusi agli altri paesi.

Prima della crisi dell’euro, molti nuovi membri si sono avvicinati al rispetto dei criteri di Maastricht per entrare nella zona euro e si erano posti l’ambizioso progetto di entrare rapidamente nella moneta comune europea.
Poi, più recentemente, alcuni funzionari polacchi hanno dichiarato che il paese ha accantonato i suoi piani per l’adesione della zona euro all’inizio, finché non sarà chiaro quale futuro attende la moneta comune europea. Stessa cosa ha fatto la Bulgaria.
Lo scorso aprile, anche l’Ungheria ha dichiarato che avrebbe cercato un modo di non entrare nella zona euro. Più recentemente, il presidente ceco euroscettico Vaclav Klaus ha detto che il club dell’euro è stato un fallimento e che il suo paese dovrebbe liberarsi definitivamente dal suo obbligo di adottare l’euro.