Storia e monete dello stato di Chu

La storia
Il 26 gennaio del 1046 a.C. in Cina ebbe luogo la battaglia di Muye. In quell’occasione l’ultimo imperatore della dinastia Shang fu sconfitto e deposto da Ji Fa, un suo vassallo che aveva subito le pesanti angherie del sovrano.
Fu così che nacque la dinastia Zhou. La principale caratteristica politica della nuova dinastia fu la decentralizzazione del potere a favore dei vassalli. Infatti i primi imperatori Zhou assegnarono moltissime terre a parenti, alleati e ministri. E a volte anche ai nemici, per tenerli buoni.
Ogni imperatore Zhou creava nuovi feudi, tanto che il territorio direttamente controllato dal potere centrale divenne sempre più piccolo. Questo indebolì sempre di più la dinastia, che incontrava crescenti difficoltà nel mantenere il proprio esercito. Il potere effettivo si trasferì sempre più nelle mani dei 1.500 stati feudali, che ben presto iniziarono a combattere tra loro. Così molti di essi furono sconfitti e annessi dai loro conquistatori; nel 256 a.C., alla caduta della dinastia erano rimasti solo sette stati, che da tempo si erano proclamati indipendenti dall’imperatore. Nel 221 a.C. lo stato di Qin riunificò la Cina, sconfiggendo e annettendo tutti gli altri regni.

In questo contesto va inquadrata la storia dello stato di Chu. Esso fu fondato nel 1030 a.C. dall’imperatore Cheng. Egli creò questo feudo per assegnarlo a Xiong Yi, un nipote di Yuxiong, che era stato maestro e alleato del primo imperatore Zhou.
Già nell’anno 863 a.C. lo stato di Chu, guidato dal visconte Xiong Qu, annesse il piccolo stato di E (che era situato nell’attuale Hubei) approfittando di una rivolta interna.

Nel 704 a.C. Wu, signore di Chu, dopo aver annesso lo stato di Quan si proclamò indipendente dall’impero.
Infatti si dichiarò wang (re); fu il primo feudatario a compiere un simile atto. L’imperatore Huan non potè reagire in alcun modo perché l’istituzione imperiale era già ridotta molto male. Basti pensare che quando nel 696 a.C. Huan morì, la corte impiegò ben dieci anni per trovare i fondi necessari ad organizzare un funerale adatto al rango del defunto.

Il VII secolo fu segnato da un evento molto importante perché lo stato di Chu, così come quello di Jin, si dotò di leggi scritte.
Nel 680 a.C. lo stato di Chu conquistò quelli di Shen e di Xi, annettendone i territori. Due anni dopo la stessa sorte spettò allo stato di Deng.
Il re Cheng di Chu, che regnò dal 671 al 626 a.C., era un uomo pacifico e mise fine alle provocazioni attuate dai suoi predecessori verso gli imperatori Zhou; egli inviò doni e tributi all’imperatore Hui, anche se non rinunciò all’indipendenza. Questo atteggiamento condusse alla riconciliazione fra Chu e l’impero.

Il VII secolo a.C. segnò l’inizio di un sistema di equilibrio fra i vari stati, che durò circa un secolo.
Infatti dal 685 al 591 a.C. la diplomazia tra gli stati feudali fu incentrata sulla figura dell’egemone; egli era il feudatario più potente del momento che, tramite conferenze e alleanze, si faceva garante del nuovo sistema di potere basato sugli stati, oltre a proteggere i confini cinesi dai barbari. Si susseguirono cinque egemoni; l’ultimo fu il re Zhuang di Chu (613-591 a.C.).

In quel periodo il duca Huan di Qi, nominato egemone nel 667 a.C., oltre a difendere gli stati di Yan, Wei e Xing dagli attacchi dei barbari, nel 656 a.C. bloccò i tentativi espansionistici dello stato di Chu verso nord.
Ma già a partire dall’anno 643 a.C. Chu conquistò sei piccoli stati settentrionali. Così nel 632 a.C. Wen di Jin, appoggiato dagli stati di Qi, Qin e Song, entrò in guerra contro Chu e lo sconfisse nella battaglia di Chengpu, che fu il più grande scontro armato del periodo delle Primavere e degli Autunni. La vittoria dell’armata di Jin arrestò per almeno due decenni la spinta espansionistica del regno di Chu.
Nel 598 a.C. Chu ebbe la sua rivincita: sconfisse lo stato di Jin, il quale fu battuto anche da Qi nel 589 a.C.

Durante il regno dell’imperatore Jian (586-572 a.C.) lo stato di Wu proclamò la sua indipendenza. Nell’anno 584 a.C. proprio Chu e Wu, gli unici due stati indipendenti, si scontrarono. Infatti Wuchen, un disertore di Chu che era diventato ministro di Jin, convinse il regno di Wu a scendere in guerra contro il regno di Chu per fermarne la crescente potenza. Da quel momento Wu costituì una costante minaccia militare per il regno di Chu; Wu organizzò anche diverse ribellioni dei vassalli di Chu.
Nel 579 a.C. i quattro stati più potenti (Qin, Jin, Chu e Qi) si riunirono per dichiarare una tregua generale e per limitare la loro forza militare. Quasi cinquanta anni dopo, nel 531 a.C., lo stato di Chu invase quello di Cai.

Nel 529 a.C. avvenne un fatto grave: il duca di Chu chiese e ottenne dall’imperatore Jing l’invio di uno dei nove calderoni sacri. Ovvero di uno dei nove tripodi rituali che secondo la tradizione erano stati creati dall’imperatore Yu (2194-2149 a.C.), con il bronzo donatogli come tributo dalle nove province che egli aveva appena istituito. I calderoni erano il principale simbolo della sovranità dell’imperatore cinese. Jing, il cui potere era molto instabile, non ebbe modo di opporsi e accettò. Con quell’atto Jing riconobbe il duca di Chu come suo pari e ciò gli valse il disprezzo del suo popolo.

Nel 512 a.C. lo stato di Chu conquistò quello di Xu, annettendone il territorio. Poco dopo accadde che Zhao di Chu si recò in visita alla corte del duca Zhao di Cai; quest’ultimo gli donò una pelliccia, ma un consigliere di Zhao di Chu pretese che la pelliccia oggetto del dono fosse quella indossata dal duca di Cai, che rifiutò. A quel punto Zhao di Cai fu preso in ostaggio e liberato solo dopo aver ceduto la sua pelliccia. Ma subito dopo chiese aiuto al duca di Jin, che decise di invadere Chu. Il casus belli fu colto al volo dallo stato di Wu, che da tempo pianificava di attaccare Chu. La battaglia decisiva si svolse nel 506 a.C. a Boju. L’esercito di Wu era comandato dal duca Helü, da suo fratello Fugai e da Wu Zixu, un ufficiale esule di Chu.
Secondo lo Shiji, tra i comandanti di Wu vi era anche Sun Tzu, l’autore de “L’arte della guerra”, ma la sua presenza non è menzionata in testi più antichi. Invece l’esercito di Chu era guidato dal primo ministro Lingyin e dal generale Shen Yin Shu. La vittoria costò all’esercito di Wu 30.000 morti, mentre l’esercito di Chu subì 200.000 perdite e fu quasi totalmente distrutto. Le truppe di Wu conquistarono Ying (capitale di Chu) ed occuparono lo stato per due anni.
In seguito Wu sconfisse anche gli stati di Yue (494 a.C.) e di Qi (484 a.C.). Ma nel 482 a.C., mentre l’esercito di Wu era impegnato in una campagna militare nel nord, lo stato di Yue (alleato di Chu) lanciò un attacco a sorpresa e conquistò la capitale di Wu. Nel frattempo nel 479 a.C. Chu aveva conquistato lo stato di Chen. Stessa sorte toccò agli stati di Cai (447 a.C.) e di Ju (431 a.C.).

Nel 453 a.C. ebbe fine il “periodo delle primavere e degli autunni” (così chiamato per via degli omonimi annali che narrano gli avvenimenti dello stato di Lu dal 770 a.C. al 481 a.C.) e iniziò il “periodo dei regni combattenti” (anche questo nome deriva da una cronaca dell’epoca). La cesura tra i due periodi è tradizionalmente costituita dalla divisione dello stato di Jin in tre stati indipendenti (Han, Wei e Zhao), avvenuta a causa di lotte interne.
Nel periodo dei regni combattenti non esisteva più la figura dell’egemone e, venuto meno quel seppur precario equilibrio, i rapporti tra i vari stati furono improntati allo scontro militare. Inizialmente gli stati più potenti erano Chu, Wu e Yue, poi emerse lo stato di Qin. Nel periodo dei regni combattenti il numero degli stati vassalli si ridusse gradualmente a causa delle continue conquiste e annessioni.

Nel 390 a.C. Dao di Chu nominò Wu Qi come suo primo ministro; sotto la sua guida lo stato di Chu inflisse sconfitte militari agli stati di Wei e Yue. Ma Wu Qi fu assassinato da alcuni ufficiali nel 381 a.C., durante il funerale di Dao.
L’anno seguente (380 a.C.) il nuovo re di Chu promosse una riforma amministrativa dello stato, allo scopo di renderlo più potente ed efficiente; abbassò i salari degli ufficiali e licenziò quelli inutili. Nei decenni successivi Chu conquistò e annesse quello di Zou (369-340 a.C.) e quello di Yue (334 a.C.).
Poi in pochi anni molti stati si dichiararono indipendenti dall’impero: Wei e Qi (325 a.C.), seguiti da Yan (323 a.C.) e Han (322 a.C.). Infine, nel 299 a.C., fece la stessa cosa anche lo stato di Zhao.

Nel 318 a.C. il duca Huiwen di Qin si proclamò re. Nello stesso anno cinque stati (Wei, Zhao, Chu, Han e Yan) si allearono e i loro eserciti marciarono contro l’armata di Qin, che però riuscì facilmente a respingerli.
Due anni dopo Qin conquistò gli stati di Shu e di Ba, situati nell’attuale Sichuan. Questi due successi permisero a Qin di migliorare il sistema dei rifornimenti e si garantì una posizione migliore da cui attaccare lo stato di Chu. Infatti Shu e Ba si trovavano a monte del corso del fiume Yangzi, mentre Chu era più a valle; quindi Qin poteva trasportare le truppe per via fluviale. Qin diede quindi inizio a numerose azioni di disturbo nei territori nord-occidentali di Chu.
Nel 307 a.C. il regno di Qin attaccò lo stato di Han; il re Huai di Chu formò una coalizione e intervenne per difendere Han e poi espresse la volontà di annettere il territorio imperiale per punire l’alleanza dell’imperatore Nan con Qin. Questa eventualità fu scongiurata dall’intervento del saggio consigliere Su Dai; egli convinse Huai che sarebbe stato inutile scendere in guerra contro l’impero e che era meglio cercarne l’alleanza.

Nel 278 a.C. il generale Bai Qi di Qin conquistò Ying, la capitale di Chu; la capitale fu trasferita a Chen.
Nel 256 a.C. il regno di Qin invase il territorio imperiale e mise fine alla dinastia Zhou. Nello stesso anno Chu invase lo stato di Lu, ma riuscì a sopraffarlo solo nel 249 a.C.
Alla definitiva caduta degli Zhou, avvenuta nel 256 a.C., le centinaia di stati feudali esistenti nel primo periodo della dinastia si erano ormai ridotti a soli sette regni. Appena venticinque anni dopo ne sarebbe rimasto uno solo. Infatti il re di Qin Ying Zheng (il futuro imperatore Shi Huangdi) conquistò gli altri sei stati uno dopo l’altro. Chu fu il penultimo a cadere; il governo dello stato era estremamente corrotto e le riforme legaliste introdotte da Wu Qi un secolo e mezzo prima avevano ormai perso di efficacia. Ciò vanificava il vantaggio che Chu avrebbe potuto ricavare dalla vastità del suo territorio e dall’abbondanza di risorse e di manodopera.
La prima invasione avvenne nel 225 a.C. ma fu un disastro: l’esercito di Qin, guidato dall’inesperto generale Li Xing e composto da soli 200.000 uomini, fu sconfitto da 500.000 soldati di Chu guidati dal generale Xiang Yan.
Ying Zheng organizzò subito una seconda invasione, affidando un esercito di 600.000 uomini al generale Wang Jian, richiamato per l’occasione. Egli adottò una strategia attendista: fece accampare gli uomini in delle fortezze per un periodo di un anno. Sono state ritrovate le lettere di due soldati semplici dell’esercito Qin, di nome Hei Fu e Jin; gli scritti testimoniano questa lunga attesa. Infatti sia Hei Fu che Jin chiesero alle loro famiglie l’invio di vestiti e denaro in vista del lungo periodo di inattività. Spazientito dall’inattività di Qin, il generale Xiang Yan di Chu commise il grave errore di smobilitare l’esercito. Fu allora (224 a.C.) che i 600.000 uomini di Wang Jian invasero lo stato di Chu. Inizialmente Xiang Yan riuscì a resistere, infliggendo gravi perdite all’esercito Qin. Poi accadde che il re Fuchu di Chu fu ucciso da Meng Wu, braccio destro di Wang Jian. Un anno più tardi (223 a.C.) il generale Xiang Yan si suicidò, permettendo così la definitiva conquista di Chu da parte di Qin.
Lo stato di Qi era consapevole che il suo destino era ormai segnato e nel 221 a.C. si arrese praticamente senza combattere: oppose all’esercito di Qin solo una resistenza simbolica. Il periodo dei Regni Combattenti era finito: per la Cina iniziò una nuova epoca.

Le monete
Nel 400 a.C. circa il regno di Chu iniziò a emettere le proprie monete.
La monetazione di Chu è interessante perché differisce notevolmente da quella degli altri stati feudali. Infatti gli altri stati emisero vanghe, coltelli e – nel III secolo a.C. – monete tonde. Chu invece produsse monete inusuali, come le “facce di fantasma”, i “nasi di formica” e i “blocchi d’oro”. Vediamole nel dettaglio.

I nasi di formica e le facce di fantasma (400-223 a.C.)
In antichità la moneta più diffusa in Cina era la conchiglia cauri; essa era già in uso nel XIII secolo a.C. A causa delle difficoltà di approvvigionamento, gia dalla fine dell’epoca Shang (XII-XI secolo a.C. circa) queste conchiglie vennero riprodotte usando svariati materiali. Le imitazioni in bronzo furono usate come moneta, mentre le altre (in pietra, osso, terracotta, ecc…) furono impiegate nei riti funebri.
Tra il 400 e il 223 a.C. lo stato di Chu produsse, con il metodo della fusione, un tipo di moneta bronzea che costituì l’ultima imitazione della cauri, ma anche la prima di esse a presentare iscrizioni. Si tratta dei “nasi di formica” o “facce di fantasma”; il primo nome deriva dalla particolare forma di queste monete (un ovale che si restringe verso il basso), mentre il secondo è dovuto alla legenda di alcune tipologie.
Infatti alcune di queste monete riportano al dritto un carattere che alcuni hanno interpretato come Jin (“metallo”), altri come Bei (“conchiglia”). In ogni caso questo carattere conferisce alla moneta l’aspetto di un volto, molto simile a quelli di alcuni totem in uso proprio nello stato di Chu. Nell’immagine seguente si possono vedere una “faccia di fantasma” (a sinistra) e due dei totem suddetti (al centro e a destra).

Oltre alla tipologia “faccia di fantasma”, esistono anche monete con altre iscrizioni: Jin (“metallo”), Jin (un’unità di peso), Jun (“persona nobile”), Xing (“strada”), Tao e altre legende non ben decifrate.
Nel disegno in basso sono visibili tutte le tipologie ad oggi note. Queste monete misurano mediamente 17 x 10 millimetri e presentano sempre il rovescio anepigrafe.

Le monete-vanga (350-250 a.C.)
Con buona probabilità tra il 350 e il 250 a.C. lo stato di Chu emise anche due tipi di moneta a forma di vanga. In entrambe compaiono i caratteri “dang jin”.
Vengono attribuite allo stato di Chu perché sono state trovate in diversi siti archeologici delle seguenti province: Zhejiang, Jiangsu, Hubei, Hunan, Anhui, Shaanxi e Shangdong. Quindi l’area è grossomodo quella corrispondente all’allora Stato di Chu.
Inoltre la legenda Shi Huo, presente al rovescio delle monete da 28 grammi, ci informa che esse valevano dieci huo. Ma cos’era uno huo? Non lo sappiamo, ma forse si tratta proprio del “naso di formica”, che pesava circa 3 grammi; è quindi plausibile che una moneta da 28 grammi equivalesse a dieci di essi.
Le vanghe dang jin furono prodotte per fusione con del bronzo in cui la presenza del rame varia dal 40 al 70%. Queste monete venivano prodotte due per volta e uscivano dallo stampo unite per i piedi; venivano poi separate, anche se molti esemplari sono stati rinvenuti ancora uniti. Queste vanghe ispirarono quelle emesse dall’imperatore Wang Mang nel I secolo d.C.
L’espressione dang jin indica un’unità di peso dal valore doppio rispetto al jin degli altri tipi di vanga da 14 grammi (“testa con punte” o sharp cornered), emesse tra il 350 e il 250 a.C. dagli stati di Liang e di Han. Non a caso la parola jin è scritta con un carattere diverso rispetto a quello usato per indicare il jin tradizionale.

Ecco i dettagli delle due vanghe:

  • la tipologia Dang Jin Shi Huo pesa 28 grammi e presenta al rovescio la legenda Shi Huo, ovvero “dieci huo”. In alcuni esemplari i caratteri risultano invertiti o abbreviati. Invece sui caratteri al dritto esistono molte interpretazioni. Quel che appare certo è che i caratteri “dang jin” indicano il valore nominale di queste monete;
  • la tipologia Dang Jin Si Bi valeva un quarto di dang jin. Infatti pesa solo 7 grammi; presenta la legenda Si Bi al dritto e Dang Jin al rovescio. Questa iscrizione significa che quattro di queste monete formavano un dang jin; quindi equivalevano a mezzo jin tradizionale.

In foto: una vanga Dang Jin Shi Huo (106 x 38 millimetri).

I blocchi d’oro (400-223 a.C.)
Lo stato di Chu emise anche i cosiddetti “blocchi d’oro”. Si tratta di monete in oro di varia misura e spesse da 3 a 5 millimetri. Furono emesse a partire dal 400 a.C. circa e sono le uniche monete d’oro emesse in tutta la storia dell’Impero Cinese, terminata nel 1912.
Sono state scoperte in varie località a sud del Fiume Giallo, quindi nelle regioni che erano state controllate dallo stato di Chu. Ad oggi sono conosciute sette tipologie, che si distinguono in base alla legenda. Infatti ogni blocco d’oro riporta al dritto uno o due caratteri racchiusi in quadrato o in un cerchio, mentre il rovescio è sempre anepigrafe.
Queste monete furono menzionate per la prima volta nel 1050, in testi storici di epoca Song. A 1.400 anni di distanza, però, non si seppe come interpretare quei caratteri antichi. Solo nel 1878 le legende furono interpretate e si potè quindi attribuire i blocchi d’oro allo stato di Chu.
Queste sono le legende conosciute: Ying Yuan, Zhuan Yuan, Chen Yuan, Li Yuan, Lu, Chui Qiu e un’ultima iscrizione non ancora decifrata. Il termine yuan va inteso come un’unita monetaria o ponderale. Ma probabilmente queste monete non avevano un vero valore nominale e venivano pesate ad ogni transazione.
La prima legenda (Ying Yuan) si riferisce alla città di Ying, che fu la capitale dello stato di Chu fino al 278 a.C. Invece l’iscrizione Chen Yuan fa riferimento alla città di Chen (l’attuale Huaiyang, nell’Henan), che divenne capitale proprio nel 278 a.C. quando Ying fu conquistata dall’esercito dello stato di Qin.
La Ying Yuan è la tipologia più comune, ma è comunque molto rara. Invece le altre sei tipologie sono conosciute in pochissimi esemplari.
Spesso sono stati trovati esemplari ancora uniti tra loro. Infatti queste monete furono prodotte per fusione in blocchi che comprendevano diversi esemplari che, a volte, venivano ritagliati.
Vanno segnalati alcuni esemplari in rame, piombo o terracotta. Ma essi non dovrebbero aver avuto un ruolo monetario, bensì una funzione funeraria. Infatti sono stati trovati esclusivamente nelle tombe.

Ecco le immagini di alcuni blocchi d’oro.

1.
Blocco indiviso di sei esemplari della tipologia Ying Yuan.
Appartenuto alla collezione del dottor Lawrence A. Adams, fu dapprima venduto all’asta Spink-Taisei 13 del 3 Settembre 1992 (lotto 39). Poi il 4 gennaio 2016 è stato venduto all’asta Cng Triton XIX (lotto 2278) per 25.000 dollari americani più diritti.
57,33 grammi – 43 x 32 millimetri

2.
Blocco indiviso di due esemplari della tipologia Chen Yuan.
Anch’esso appartenuto alla collezione del dottor Lawrence A. Adams, fu dapprima venduto all’asta Hong Kong Coin Auction 45 del 28 agosto 2008 (lotto 745). Poi il 4 gennaio 2016 è stato venduto all’asta Cng Triton XIX (lotto 2279) per 15.000 dollari americani più diritti.
28,14 grammi – 16 x 32 millimetri

3.
Esemplare pubblicato su un catalogo cinese. Appartiene a un collezionista residente nella Repubblica Popolare Cinese che ha chiesto di restare anonimo.
Si tratta della tipologia la cui legenda non è ancora stata decifrata.
16,18 grammi – 19,7 x 17,1 x 4,0 millimetri