Le monete di Melgueil e di Montpellier nei secoli X-XIV

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Storia della contea di Melgueil
La città di Maguelonne si trovava sulla costa mediterranea della Francia e fu la capitale della contea di Melgueil; la città fu fondata dai Visigoti in un’isola situata nel mezzo di uno stagno, in una posizione facilmente difendibile. La sede episcopale fu nominata per la prima volta in un documento dell’anno 550; già in quell’epoca a Maguelonne sorgeva una cattedrale. In seguito la città fu occupata dagli arabi e poi distrutta dai Franchi di Carlo Martello nel 737; la sede vescovile fu trasferita a Subtantion (località che oggi si chiama Castelnau-le-Lez) dove rimase per tre secoli. Infatti il primo vescovo che tornò a Maguelonne fu Arnaldo, che vi ristabilì la sua sede nel 1040. Al secolo XI risalgono anche la fortificazione dell’isola e la costruzione delle nuova cattedrale, dedicata ai santi Pietro e Paolo, e del ponte in legno che la collegava alla terraferma. Da allora Maguelonne visse un periodo di grande prosperità; il suo porto rivaleggiava con quello di Marsiglia e basava la sua attività sulla pesca del tonno e delle sardine.
Nel 1085 il conte Pietro pose i suoi possedimenti sotto la sovranità della Santa Sede. Nel 1172 la contea di Melgueil divenne proprietà dei signori di Tolosa, che poco dopo presero posizione in favore dell’eresia catara; quindi nel 1211, dopo la crociata contro gli albigesi, la signoria di Tolosa perse i suoi territori, compresa Maguelonne. La contea di Melgueil fu l’unico possedimento tolosano a non essere ceduto al regno di Francia; tutte le altre terre di Raimondo VII di Tolosa furono infatti cedute a Luigi XI con il trattato siglato a Parigi il 12 aprile 1229. Già il 14 aprile 1215 papa Innocenzo III aveva trasferito la sovranità su Maguelonne nelle mani del vescovo Guglielmo III d’Autignac. In seguito il governo vescovile favorì l’acquisizione di Montpellier da parte della casa d’Aragona.
La sede episcopale di Maguelonne fu soppressa nel 1536 e trasferita a Montpellier, città che era tornata al re di Francia già nel 1343. Il trasferimento della sede episcopale segnò l’inizio del declino di Maguelonne, che ben presto divenne quasi deserta, anche a causa dell’insalubrità dell’aria palustre. Nel 1562, durante le guerre di religione, vi si rifugiò un nutrito gruppo di ugonotti e nel secolo successivo il cardinale Richelieu ordinò la definitiva demolizione della città.
Oggi Maguelonne non esiste più, ma vicino al vecchio sito sorge il paese di Mauguio che attualmente conta 16.300 abitanti.

La moneta di Melgueil: caratteristiche e interpretazioni
La monetazione di Maguelonne ebbe origine nel secolo X, ovvero nel periodo di crisi del potere regio, quando i signori locali di tutto il regno usurparono al re il privilegio di battere moneta. I conti di Melgueil emisero denari e oboli, entrambi in mistura, con iconografia e legende immobilizzate che non subirono mai modifiche: la produzione di monete continuò anche tra il 1211 e il 1215, quando la sovranità vescovile fu solo de facto, e poi anche dopo il 1215, quando il potere passò ufficialmente nelle mani dei vescovi.
La moneta di Melgueil fu coniata nella zecca di Maguelonne e ben presto divenne la più importante della Francia meridionale. Questa tipologia monetale ebbe grande successo nei secoli XII e XIII, tanto da essere citata in molti atti dell’epoca (contratti, donazioni, …), anche per cifre molto elevate: questa ampia diffusione spiega la notevole quantità di monete emesse.
Il peso delle monete – come vedremo – cambiava con il passare del tempo. Tra il 1123 e il 1315 il denaro pesava tra 1,046 e 1,275 grammi; l’obolo pesava la metà del denaro. Il denaro aveva un diametro di 16-18 millimetri, mentre l’obolo di 14-16.

melgueil_denaro

D/
RAMVNDS (ovvero Raimondo)
Croce composta da un’asta e da due bandiere (o mitre); nel primo cantone, un bisante

R/
NAIDONA (degenerazione di NARBONA, ovvero Narbonne)
Croce formata da quattro anelletti

Le legende sono costituite da caratteri degenerati, tanto che i primi studiosi arrivarono a sostenere che le monete di Melgueil erano anepigrafi o che le legende fossero totalmente inventate o addirittura costituite da caratteri arabi. Ma anche conoscendone l’esatta trascrizione, le legende potrebbero sembrare strane visto che le monete non venivano coniate a Narbonne. Questo fatto si spiega perché le monete di Melgueil si ispirano a quelle emesse dalla zecca di Narbonne, ovvero quelle che  il Poey d’Avant (volume II, pagina 291) attribuì erroneamente a Maguelonne.
Secondo l’illustre numismatico, infatti, la contea di Melgueil avrebbe dapprima emesso monete con croce semplice, per trasformarla solo in un secondo momento nell’asta con le bandiere. Poey d’Avant sostenne che vi fu anche una terza fase di coniazione in cui le punte delle bandiere vennero smussate. Egli basa la sua teoria su due elementi: in primo luogo perché in entrambe le tipologie la croce è accostata da un bisante, in secondo luogo perché su alcune monete la croce semplice presenta una o più punte, e ciò costituirebbe una tappa di avvicinamento verso la croce “a bandiere” del secondo periodo. Oggi invece è opinione comune che le tipologie con croce semplice e legenda NARBONA, NABONVS o NAIOBONA siano da attribuire alla viscontea di Narbonne. La zecca di Melgueil si ispirò a queste monete, mantenendone la legenda ma modificando subito la croce. A loro volta le monete emesse dai visconti di Narbonne erano ispirate a quelle dei re carolingi della seconda metà del secolo IX.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la croce formata da quattro anelletti potrebbe derivare dalla degenerazione del monogramma ODDO, che compariva su alcune monete emesse dall’imperatore Ottone I (961-973). In realtà la croce dovrebbe derivare dalla degenerazione del monogramma KAROLUS. Infatti la monetazione di Melgueil risulta essere leggermente anteriore al regno di Ottone I: viene citata per la prima volta in un documento dell’anno 949. Questa datazione, però, non concorda con la legenda RAMVNDS, molto probabilmente ispirata alle monete di Raimondo I di Narbonne, il quale regnò tra il 975 e 1023 circa. Alcuni studiosi collegano la legenda al conte Raimondo I (1129-1158) o a Guillaume de Raimond (1190-1195), ma le date tarde dei loro regni fanno apparire questa ipotesi davvero improbabile.
Osservando le monete di Maguelonne si nota che la S di RAMVNDS ha forma di pesce; si ipotizza che rappresenti un tonno, la cui pesca era la principale attività dei pescatori di Maguelonne. Gli studiosi che sostengono l’esattezza della teoria di Poey d’Avant, ovvero l’attribuzione a Maguelonne delle monete con croce semplice, vedono in questo pesce un simbolo cristiano e quindi la prova che le monete con croce “a bandiere” furono coniate solo dai vescovi dopo il 1215, in sostituzione di quelle con la croce semplice emesse dai conti. Questa interpretazione appare piuttosto forzata.
In ogni caso la creazione di questa moneta avvenne in un contesto di generale indebolimento del potere centrale dei carolingi, che in precedenza avevano imposto una decisa centralità monetaria. Infatti nel IX-X secolo i signori locali si resero indipendenti ed usurparono il diritto di battere moneta a loro stesso nome. La moneta dei conti di Melgueil si diffuse rapidamente in tutta la regione circostante e diventò – come vedremo – la moneta ufficiale della città di Montpellier. Ebbe enorme successo fino alla fine del ‘200, nonostante la concorrenza di molte altre monete locali. Tra queste ultime spiccavano quelle di Tolosa e di Barcellona, mentre molte altre tipologie monetarie (Anduze, Somières, Mende, Saint-Gilles, Béziers, Carcassonne), non ebbero una grande diffusione.
All’inizio la giurisdizione sull’emissione delle monete apparteneva ai conti di Melgueil, i quali prelevavano 12 denari per ogni lira coniata, ovvero il 5% delle monete emesse. Alla prima occasione i signori di Montpellier approfittarono di alcune difficoltà finanziarie dei conti per appropriarsi dei diritti sulle loro monete. Nel 1130 il signore di Montpellier Guglielmo VI scelse la moneta di Melgueil come moneta ufficiale della città di Montpellier e della contea di Substantion. All’inizio del secolo XIII il vescovo di Maguelonne vendette una parte del suo diritto di conio al signore di Montpellier. Nell’immagine: la zona in cui le monete di Maguelonne avevano corso legale.

melgueil_mappa

Le monete di Maguelonne circolarono anche nel resto d’Europa. Notevole è il ritrovamento di 89 monete presenti nel tesoretto scoperto nel 1932 a Samos (Grecia) e risalente agli anni 1175-1182. In Italia sono state trovate soprattutto nelle regioni meridionali, dove erano comuni anche i denari provisini. Le monete di Melgueil sono state trovate in Campania (ad Alife, in un tesoretto occultato alla fine del secolo XII) e in Puglia (ad Otranto e a Castelfiorentino), dove furono menzionate anche in un atto di compravendita redatto a Monte Sant’Angelo nel 1185. Nel 1177 alcuni pirati dalmati attaccarono nel mar Adriatico una nave che, salpata dal Regno di Sicilia, era diretta nello Stato Pontificio: nella lista degli oggetti rubati figuravano anche alcune monete di Melgueil.
Di seguito, un riepilogo delle varianti delle monete coniate a Maguelonne:

Obolo
1. – D/: RAMVNDS – R/: NAIDONA
2. – D/: RAMVNDS (le bandiere/mitre hanno le punte smussate) – R/: NAIDONA

Denaro
3. – D/: RAMVNDS – R/: NAIDONA
4. – D/: RAMVNDS (le bandiere/mitre hanno le punte smussate) – R/: NAIDONA
5. – D/: RAMVNDS – R/: NAIbONA

La svalutazione e il grosso di Montpellier
Già nel 1097 la moneta di Melgueil subì una diminuzione del contenuto di argento fino che superava il 40% rispetto al primo periodo. La svalutazione continuò anche nel XII e nel XIII secolo: nel 1174 fu stabilito che con ogni marco d’argento (244 grammi) venissero prodotti 218 denari e che il peso ufficiale del denaro fosse quindi di 1,123 grammi. Dopo quasi novanta anni di stabilità, nel 1261 fu decisa la produzione di 240 denari per ogni marco e il peso di 1,02 grammi. L’ultima riforma è datata 1315 e prevedeva la coniazione di 234 denari per marco, per un peso ufficiale di 1,045 grammi ed un titolo di 3 denari e 16 grani, ovvero di appena 292‰.
Come sempre avviene in questi casi, la continua svalutazione della moneta offrì vantaggi immediati per chi li emetteva (minor costo del pagamento dei debiti, dell’arruolamento dei soldati, …), ma alla lunga produsse un impatto sociale negativo: tutti i prezzi (affitto dei terreni, costo del cibo, prezzo del credito, …) aumentarono notevolmente, le persone indebitate diminuirono ma i loro creditori  furono danneggiati, così come i rentiers. Anche il commercio subì ripercussioni negative. In tutto il meridione francese crebbe una generalizzata sfiducia nella moneta di Melgueil.
Malgrado l’altissimo numero di monete prodotte a Mageulonne, la loro quantità era costantemente insufficiente a soddisfare la grande domanda. La penuria di monete di Melgueil spinse Giacomo I, signore di Montpellier e re d’Aragona, a coniare nel 1273 una moneta da un grosso nella zecca di Montpellier. Questa officina fu installata nel 1356, in seguito al trasferimento della zecca di Sommières, che era stata creata dal re Filippo IV nel 1293.
Il gorsso di Montpellier è oggi estremamente raro perché fu coniato per soli quattro anni, dal 1273 al 1276; infatti nessun documento successivo al 1276 menziona fatti relativi alla produzione di questa moneta, la quale continuò comunque a circolare. La moneta pesa 3,90 grammi ed è larga 24-25 millimetri.

grosso_montpellier

D/
+ IACOBUS DEI GRA REX ARAGONV(M) (Giacomo per grazia di Dio re di Aragona)
Croce con una corona ad ogni estremità

R/
+ DOMINVS MONTISPESVLANI (Signore di Montpellier)
Scudo con le armi di Aragona (in alto) e di Montpellier (in basso) racchiuso in un circolo formato da sei semicerchi. All’interno di ogni semicerchio, una rosa più o meno grande

Di seguito, un riepilogo delle varianti del grosso di Montpellier:

1.
D/: + IACOBUS DEI GRA REX ARAGONV
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI

2.
D/: + IACOBUS DEI GRA REX ARAGONV (corone di forma differente)
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI (rose più larghe)

3.
D/: + IACOBUS : DEI : GRASIA : REX : ARAGONVM
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI

4.
D/: + IACOBUS : DEI : GRASIA : REX . ARAGONVM (un solo punto dopo REX)
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI

Il denaro di Maguelonne e il nuovo grosso di Montpellier circolarono contemporaneamente per diverso tempo; in questo periodo fu deciso che i denari valessero non più per il loro valore nominale ma per il loro contenuto di fino da valutare secondo il corso ufficiale stabilito dalla nuova moneta. Questa confusione fece la fortuna di generazioni di cambiavalute…
La moneta di Melgueil, nata grazie all’indebolimento del potere centrale carolingio, si estinse quando il potere dei re di Francia tornò forte e recuperò il diritto esclusivo di battere moneta. Nel 1292 Filippo il Bello restrinse il corso della moneta all’interno della diocesi di Maguelonne e l’anno successivo creò la zecca di Sommières, poi trasferita a Montpellier nel 1356. Nel 1317 Filippo il Lungo riservò al re il diritto di battere moneta nella baronia di Montpellier; di lì a poco il forte denaro reale (ne servivano solo dodici per acquistarne tredici di Melgueil) soppiantò definitivamente la moneta di Maguelonne.

Il presunto denaro di Substantion
Faustin Poey d’Avant, uno dei massimi studiosi della monetazione medievale francese, sostenne che i conti di Melgueil coniarono a Substantion un altro tipo monetale. A sostegno di tale tesi inserì nella sua opera la seguente moneta:
D/: CTVSII CAITILLIS – Due anelletti e due mezzelune
R/: SVCTANTIAI – Croce cantonata da un bisante
Il peso è di 1,46 grammi, mentre la data di emissione non è indicata.

substantion_denaro

L’attribuzione di questa moneta alla zecca di Substantion è basata sulla legenda del dritto che, secondo Poey d’Avant, richiamerebbe il nome attuale della città, ovvero Castelnau. Lo storico Duby si dichiarò d’accordo con questa ipotesi, così come la Commissione Archeologica di Narbonne nel 1906. Ma Anatole de Barthélémy (1821-1904), un altro insigne numismatico dell’Ottocento, attribuì la moneta  all’abbazia di Sainte Marie des Saintes.
Non è tuttora possibile attribuire una classificazione certa a questa moneta.

Imitazioni di monete arabe
Tra il 1263 ed il 1266 la zecca di Melgueil produsse moneta miliarensis ovvero imitazioni di dirhams arabi, forse almohadi. Probabilmente queste monete venivano vendute ai mercanti per facilitare i loro commerci con il Nordafrica.
Tutto iniziò il 23 febbraio 1263, quando fu stipulato un contratto tra il vescovo-conte Berengario di Frédol e tre cittadini di Montpellier, a cui fu appaltata la fabbricazione di queste monete. Nel contratto si stabilì che venissero coniate 237 monete per ogni marco d’argento: ne consegue che il peso di questi falsi dirhams fosse di 1,03 grammi e il loro titolo di denari 9 e ¾, ovvero di 812 ‰.
Tre anni dopo, nel 1266, il re di Francia Luigi IX chiese a papa Clemente IV di intervenire per fermare la produzione di queste monete. Quindi il pontefice scrisse a Berengario, ricordandogli che produrre monete con impresso il nome di Maometto era “contrario all’onestà della professione episcopale” perché significava “dispiacere Dio e ingiuriare il nome di Cristo”. La zecca di Melgueil pose subito fine alla coniazione di monete arabe.
Nello stesso periodo anche la zecca di Montpellier coniò simili imitazioni: tra il dicembre 1266 e l’aprile 1269 produsse millarès per un peso totale di ben 54.509 marchi d’argento, sufficienti  per produrre ben nove milioni di monete. Giacomo I d’Aragona, signore di Montpellier, ne trasse un profitto notevole che, espresso nella moneta di Melgueil, fu pari a 1.362 lire e 14 soldi, ovvero 327.048 denari.
Va detto che simili imitazioni si producevano anche in città vicine a Melgueil, ovvero a Tolosa, a Tarascona, a Marsiglia (dal 1257), nel Venaissin (dal 1268) e ad Arles (già da prima del 1202). Anche molte altre zecche francesi, spagnole e italiane (Pisa e Montieri, dal 1243) coniarono monete arabe. Il risultato di questa falsificazione di massa fu che il Nordafrica fu inondato da quasi 4.000 tonnellate di argento europeo, pari a tre miliardi di monete. Inevitabilmente il valore dell’argento sul mercato nordafricano precipitò: infatti se nel 1250 servivano 6,4 grammi d’argento per acquistarne uno d’oro, nel 1278 ne servivano ben 9,3. Questo creò difficoltà nel commercio tra il Nordafrica e alcune città italiane; la situazione si risolse qualche anno più tardi, quando gli arabi coniarono un nuovo tipo di moneta, il dirham jadid.

In foto: imitazione cristiana di zecca spagnola di un dirham almohade

dirham_almohade_imitazione

Bibliografia essenziale

  1. Bompaire M., Les ateliers de Melgueil, Cahors et Rodez in “Trésors et émissions monétaires du Languedoc et de Gascogne (XIIe-XIIIe siècles)”, Tolosa 1987, pp. 11-51
  2. Caron Émile, Monnaies féodales françaises, Parigi 1882-84
  3. Castaing-Sicard M., Monnaies féodales et circulation monétaire en Languedoc (X°-XIII° siècles) , Tolosa 1961
  4. Duplessy Jean, Les monnaies françaises féodales, Parigi 2004
  5. Germain A., Mémoire sur les anciennes monnaies seigneuriales de Melgueil et de Montpellier, Montpellier 1852
  6. Poey d’Avant Faustin, Monnaies féodales de France, Parigi 1860, vol. II, pp. 286-292
  7. Roberts James N., The silver coins of medieval France 476-1610, New-York 1996