Il Gronchi rosa compie 50 anni

Il francobollo italiano più famoso, emesso il 3 aprile ’61 con disegno sbagliato

di Riccardo Bodo

Compie 50 anni il “Gronchi rosa”, il francobollo italiano più famoso anche tra i non collezionisti, emesso con un disegno sbagliato, ritirato dalla vendita e “sostituito” a tambur battente da un francobollo corretto. Vide la luce il 3 aprile 1961: era la tranquilla mattina di un giorno festivo – lunedì di “pasquetta” – e nulla lasciava presagire la bagarre diplomatico-filatelica di cui quel pezzetto di carta sarebbe stato protagonista nel giro di poche ore. L’antefatto è semplice: per l’aprile 1961 era programmata una visita di stato del Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, in tre paesi latino-americani (il Perù, l’Argentina e l’Uruguay) e il consiglio dei ministri aveva a suo tempo autorizzato un’apposita emissione filatelica commemorativa.

Vennero preparati tre francobolli monocromi con le tariffe specifiche per l’inoltro nei tre paesi di buste ricordo da far volare sull’aereo presidenziale: 170 lire per l’Argentina, 185 lire per l’Uruguay e 205 lire per il Perù. Il disegno era semplice: un moderno aeroplano su un planisfero che metteva in evidenza (con una tonalità più scura) l’Italia e uno dei tre paesi sudamericani. La validità postale dei tre francobolli doveva scattare il 6 aprile, giorno della partenza del Presidente, ma la vendita sarebbe cominciata qualche giorno prima, il 3 aprile appunto, per consentire agli interessati di predisporre le buste (da inserire nel dispaccio dell’aereo presidenziale) che le varie direzioni postali provinciali avrebbero fatto pervenire tempestivamente a Roma. I collezionisti e gli operatori filatelici che si presentarono il 3 aprile agli sportelli provinciali per l’acquisto non erano pero’ numerosissimi, complice probabilmente il giorno festivo e il fatto che ci sarebbero stati altri giorni per procurarsi la serie.

Ma il diavolo ci mise la coda: il francobollo con la sagoma del Perù era sbagliato perchè era stata usata una mappa del 1939 sulla quale il cosiddetto “triangolo amazzonico” (un’area contesa a lungo e ferocemente tra Perù ed Ecuador) non era ancora attribuita al Perù. E l’errore fu scoperto lo stesso giorno 3 aprile dall’incaricato d’affari peruviano a Roma, Alfonso Arias, che si era procurato i francobolli. Arias contattò il ministro degli esteri, Antonio Segni, e fece le sue ferme rimostranze. Una bella “grana” che non si poteva ignorare alla vigilia della visita ufficiale di Gronchi: il ministro delle Poste Lorenzo Spallino dovette quindi intervenire immediatamente e la notte del 3 aprile con un telegramma urgentissimo dispose la sospensione della vendita del francobollo incriminato. L’interruzione della vendita la mattina del 4 aprile ovviamente fece subito scoppiare una bagarre non solo nel mondo filatelico, mentre i responsabili delle poste si riunivano per decidere le mosse successive: la sospensione si trasformò così in un ritiro definitivo e l’Istituto Poligrafico dello Stato venne incaricato di stampare a tutta velocità un francobollo corretto cambiando anche il colore (che da lilla rosa divenne grigio).

La decisione ministeriale venne formalizzata con un comunicato ufficiale in tarda serata (l’ANSA lo diramera’ attorno alle 23.00). E che fare con i francobolli “sbagliati” già applicati sulle buste destinate al volo presidenziale, nel frattempo affluite a Roma? In proposito venne presa una decisione che non ha paralleli negli annali postal-filatelici: i francobolli “rosa” saranno “ricoperti” a cura delle poste con i francobolli grigi corretti. L’operazione venne compiuta di corsa ma con grande efficienza, visto che di buste viaggiate con il “rosa” non ricoperto dal grigio se ne conoscono pochine. Qualche anno dopo le giacenze del francobollo sbagliato vennero poi mandate al macero, mentre il “Gronchi rosa” cominciava la sua carriera di pezzo da collezione con quotazioni di tutto rispetto, sostenute dal numero relativamente limitato di esemplari esistenti: secondo i dati ufficiali resi noti vari anni dopo la vicenda, di questo francobollo vennero venduti prima del ritiro meno di 80.000 esemplari (ne dovrebbero esistere 79.625 pezzi in tutto). Il clamore assunto dalla questione al di fuori del mondo collezionistico ha fatto di questo francobollo il pezzo italiano più conosciuto anche dai “profani”.

Probabilmente la vicenda del Gronchi rosa contribuì’ altresì a creare il clima psicologico che a meta’ degli anni sessanta portò ad una increbile “bolla speculativa”, il cosiddetto “boom” filatelico, che vide migliaia di improvvisati speculatori acquistare a fogli interi i francobolli di nuova emissione, destinati – con l’inevitabile afflosciarsi della “bolla” – a valere più o meno la carta su cui erano stampati… Nonostante notevoli oscillazioni nella quotazione, il Gronchi rosa resta ancora oggi un protagonista fisso in ogni asta o listino di vendita filatelica, anche se molti altri francobolli italiani sono più rari e valgono molto di più. E, come ogni prodotto di successo, il Gronchi rosa può infine vantare un grandissimo numero di imitazioni che vanno da rozzissime riproduzioni a sofisticati falsi, assai insidiosi per i collezionisti.

Fonte: http://www.ansa.it/