Le monete della corsa all’oro in California

Sutter's Mill e James Marshall nel 1850
Sutter’s Mill e James Marshall nel 1850

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Il 24 gennaio 1848 il carpentiere James W. Marshall trovò delle pepite d’oro nel canale del Sutter’s Mill, la segheria che stava costruendo sulle sponde del fiume American in società con l’imprenditore John Sutter, a cui nel 1841 erano stati concessi ampi territori dal governo del Messico, paese al quale all’epoca apparteneva la California.

Non era la prima volta che nella regione veniva trovato dell’oro, ma la notizia delle varie scoperte non si era mai diffusa perché la California costituiva la lontana periferia del Messico: era poco popolata (vi abitavano solo ottomila persone, a parte le tribù indiane) ed aveva pochi contatti con il resto del mondo. Ma nel 1848 la situazione era ormai diversa: qualche mese prima la California era stata appena conquistata dall’esercito degli Stati Uniti, insieme ai territori degli attuali Stati del Nevada, dello Utah, del Colorado, dell’Arizona, del Nuovo Messico, del Wyoming e di parte del Texas. Alcuni storici hanno ipotizzato che il forte sospetto della presenza di oro nel territorio californiano sia stata una concausa della guerra. La fine della guerra fu sancita dal trattato di Guadalupe Hidalgo siglato il 2 febbraio 1848, appena dieci giorni dopo la scoperta dell’oro a Sutter’s Mill.

Una volta informato della scoperta, John Sutter ordinò agli operai di tenere segreta la notizia, ma alcuni di essi non riuscirono o non vollero mantenere il riserbo. Così già nella primavera del 1848 duemila minatori erano accorsi lungo i fiumi dell’alta California; ad ottobre erano diventati diecimila. Ma l’afflusso più consistente di pionieri si ebbe nel 1849, dopo che il 5 dicembre 1848 il presidente degli Stati Uniti Polk confermò davanti al Congresso la veridicità di tutte le voci; egli affermò che “il resoconto dell’abbondanza d’oro è di un carattere così straordinario che sarebbe difficilmente creduto se non trovasse riscontro nell’autenticità dei rapporti degli inviati del governo”. Due giorni dopo vennero anche esposte a Washington 259 once di polvere d’oro californiano. Questa fu una mossa molto astuta da parte del presidente Polk che, alimentando la febbre dell’oro, trovò un modo facile e veloce per popolare, e quindi stabilizzare, un territorio di recente conquista.

Manifesto di una compagnia di navigazione
Manifesto di una compagnia di navigazione

Dopo l’annuncio del presidente l’America impazzì: i giornali non parlavano d’altro e si diceva che nei fiumi e nei torrenti californiani scorresse l’oro. Iniziarono a circolare voci su un minatore che avrebbe estratto oro per 9.000 dollari in un solo pomeriggio e che il guadagno medio fosse di 1.000 dollari al giorno. Le compagnie di navigazione iniziarono ad organizzare i primi viaggi, mentre gli empori esaurirono molti beni come stivali, tende, medicine e macchinari per estrarre e testare l’oro. Nel solo 1849 quasi centomila uomini lasciarono casa e lavoro e iniziarono il lungo viaggio verso la California, per pagare il quale molti chiesero il denaro in prestito, ipotecarono la casa e spesero i risparmi di una vita. Solo un pioniere su venti si arricchì; gli altri ottennero dall’avventura californiana solo il necessario per vivere, mentre alcuni finirono addirittura per perdere denaro. Durante il 1849 arrivarono in California anche molti europei, tra cui non pochi italiani e svizzeri (vedi L’emigrazione ticinese in California).

La metà dei pionieri raggiunse la California via terra, seguendo la cosiddetta California Trail, in un viaggio che durava in media cinque mesi e che prevedeva il superamento di deserti e montagne. Più comoda, anche se più costosa, era la via del mare: partendo da un porto della costa est si poteva scegliere tra la rotta di Capo Horn e quella di Panama. In quest’ultimo caso i pionieri scendevano a Panama, attraversavano a piedi l’istmo (il canale ancora non esisteva) per poi arrivare sulla costa del Pacifico e salire su un’altra nave diretta in California.

Un campo minerario
Un campo minerario

Una volta arrivati in California, i pionieri cercavano l’oro nei letti dei fiumi. Il metallo veniva estratto sotto forma di piccole pepite e, soprattutto, di polvere. Proprio la polvere d’oro, che valeva sedici dollari per oncia, era la moneta più diffusa: i pionieri vi potevano acquistare di tutto, visto che insieme alla corsa all’oro erano iniziate anche ingenti importazioni. In sei mesi di lavoro nei campi minerari alcuni cercatori potevano guadagnare quello un operaio della costa est guadagnava in sei anni, ma in California i prezzi erano altissimi: un barile di grano arrivò a costare 50 dollari, la carne di maiale 1,25 dollari a libbra, le cipolle 1 dollaro l’una. Invece nel resto degli Stati Uniti un’oncia d’oro (circa venti dollari) era quasi sufficiente a sfamare un uomo per un anno intero,  un prospero agricoltore non guadagnava più di due-trecento dollari all’anno, un artigiano qualificato guadagnava un dollaro e mezzo al giorno e un operaio riceveva appena un dollaro per una giornata lavorativa di dodici ore.

Se in California la polvere d’oro abbondava, le monete invece erano piuttosto rare, nonostante ne fossero arrivate non solo dagli Stati Uniti ma anche da molti paesi stranieri; spesso i pagamenti erano composti da monete emesse da molti Stati diversi. Le monete erano ricercate soprattutto da chi doveva pagare i dazi doganali, perché le autorità non accettavano polvere d’oro. Inoltre la polvere era scomoda e la si perdeva facilmente, visto che spesso fuoriusciva dalle cuciture dei sacchetti in pelle in cui veniva conservata. Questo spinse alcuni privati ad emettere lingotti, barre e monete; queste ultime contenevano la stessa quantità d’oro delle monete emesse dal governo. Le emissioni private furono possibili perché la legge statunitense proibiva di battere moneta ai singoli Stati dell’Unione ma, almeno fino al 1864, non agli individui, alla sola condizione che le loro monete fossero differenti e distinguibili da quelle federali. Poi nel 1864 il Congresso approvò il Private coinages act, con la quale proibì ulteriori emissioni monetarie private; ma in California molti privati cittadini se ne infischiarono e continuarono a battere moneta fino al 1882. Poi nella primavera del 1883 il colonnello Henry Finnegass dell’U.S Secret Service riuscì a fermare definitivamente la produzione di monete private.

Le monete private emesse in California si dividono in due gruppi distinti: i piccoli e i grandi valori.

1 dollaro anonimo del 1853
1 dollaro anonimo del 1853

Al primo gruppo appartengono monete anonime da un quarto di dollaro, mezzo dollaro ed un dollaro; si stima che furono emesse almeno 25.000 monete di piccolo taglio, tonde o ottagonali, divise in circa 500 tipi diversi. Quasi tutte riportano al dritto un’aquila o la testa della Libertà o quella di un indiano, mentre al rovescio si può leggere il valore nominale. Queste monete furono emesse dal 1852 ad opera di molti gioiellieri, i quali non apponevano il loro nome sulle monete; proprio questo anonimato permise loro di ignorare il divieto stabilito dalla legge del 1864. Tra i gioiellieri attivi nella produzione di monete si ricordano M. Deriberpe, Antoine Louis Nouizillet, Isadore Routhier, Robert B. Gray, Pierre Frontier, Eugene Deviercy, Herman J. Brand, Herman e Jacob Levison. Alcuni gioiellieri portavano l’oro californiano fuori dallo Stato per lavorarlo nelle loro sedi; è il caso di Reuben N. Hershfield e Noah Mitchell, operanti a Leavenworth (Kansas), a cui nell’agosto 1871 le autorità sequestrarono molte monete.

Invece al secondo gruppo appartengono le monete con valore nominale da cinque a cinquanta dollari. L’emissione di queste monete private avvenne già nel 1849: la prima aveva valore di cinque dollari e fu coniata a Benicia ad opera della società Norris, Grieg & Norris, composta dai pionieri newyorkesi Thomas H. Norris, Charles Grieg e Hiram A. Norris.

10 dollari Assay Office
10 dollari 1852 dell’Assay Office

Sempre nel 1849 iniziò a battere moneta John Little Moffat, anch’egli di New York, che creò la Moffat & Co., insieme ai soci Joseph R. Curtis, Philo H. Perry e Samuel Ward. Il 30 settembre 1850 il Congresso degli Stati Uniti creò la prima officina federale per la saggiatura dei metalli in California. Moffat si aggiudicò l’appalto e fu affiancato dal saggiatore nominato dal governo, ovvero Augustus Humbert, un newyorkese che fabbricava casse per orologi. Essi coniarono monete che vennero accettate in pagamento al pari di quelle federali, ma che non furono riconosciute ufficialmente dal governo. Il 14 febbraio 1852 John Little Moffat uscì dalla società, che cambiò nome in United States assay office of gold e che chiuse il 14 dicembre 1853.

Estremamente rare sono le monete emesse da Templeton Reid. Egli era un orafo di Gainesville, in Georgia, dove aveva già coniato monete nel 1830, quando in quel luogo venne trovata una certa quantità d’oro. Nel 1849 si trasferì in California e vi emise alcune monete da 10 e 25 dollari; oggi si conoscono solo due monete di Templeton Reid: un esemplare da 10 dollari conservato nella Smithsonian Collection ed uno da 25 dollari andato perduto il 16 agosto 1858, quando fu rubato dalla collezione della zecca, la U.S Mint cabinet collection.

Piuttosto rare sono anche le monete della Cincinnati Mining & Trading company, fondata da alcuni pionieri quando ancora si trovavano all’est; nel 1849, dopo essere arrivati in California, essi coniarono solo poche monete da 5 e 10 dollari, perché erano stati costretti ad abbandonare molte attrezzature durante il viaggio.

Nel 1849 furono coniate anche le monete della Miners’ Bank, fondata dalla società di mediazione Wright & Co. operante a San Francisco; queste monete non erano popolari a causa dell’alta percentuale di rame che contenevano, risultando quindi di valore più basso rispetto a quello nominale. La società si sciolse il 14 gennaio 1850.

Anche le monete della Massachusetts & California Co. contenevano molto rame. La società fu fondata a Northhampton (Massachusetts) nel maggio 1849 da diversi soci, tra cui Josiah Hayden, S.S. Wells e Miles G. Moies; le monete furono coniate a San Francisco.

Poco apprezzate erano anche le monete emesse da J.S. e William Ormsby, la cui società Ormsby & Co. aveva sede a Sacramento; il contenuto d’oro delle monete era piuttosto basso, tanto che quelle da dieci dollari ne valevano solo 9,37.

Probabilmente le monete private più apprezzate dai pionieri furono quelle della Dubosq & Co., società fondata da tre gioiellieri appartenenti all’omonima famiglia (Theodore Sr., Theodore Jr. ed Henry), provenienti da Philadelphia. Essi nel 1850 emisero a San Francisco delle monete i cui conii erano stati approntati dall’incisore James B. Longacre; queste monete risultarono molto popolari tra i pionieri perché contenevano oro in quantità superiore al loro valore nominale.

10 dollari Baldwin
10 dollari 1850 Baldwin

Un caso particolare fu quello della Pacific Co., che nel 1849 batté moneta a San Francisco; la società fu fondata a Boston dai gioiellieri David C. Broderick e Frederick D. Kohler. Inizialmente il valore delle monete superava quello nominale, ma dalla fine del 1849 si verificò uno svilimento impressionante che portò le monete da dieci dollari a valerne solo 7,86. Nel maggio 1850 Broderick e Kohler vendettero i loro macchinari ai gioiellieri di San Francisco George C. Baldwin e Thomas S. Holman, che emisero monete dopo aver fondato la società Baldwin & Co. Sul retro della loro sede vi era una fonderia di ottone gestita da G.W. Schultz e da William T. Garratt, che coniarono monete con la denominazione Schultz & Co. La Baldwin si sciolse dopo pochi mesi e vendette i suoi macchinari a Edward E. Dunbar, proprietario della California Bank di San Francisco, che batté moneta con il nome di Dunbar & Co.

Sono degne di nota anche le monete di Joseph H. Bowie, che nel 1849 coniò un 5 dollari in oro ed una  prova in rame per una moneta da 1 dollaro, la cui produzione però non avvenne mai.

Le monete private furono emesse anche da pionieri stranieri; è il caso della Wass, Molitor & Co., società fondata da due esuli ungheresi (A.P. Molitor e il conte S.C. Wass), inizialmente come semplice officina per la fusione e la saggiatura dell’oro. Poi i due, notate le lamentele dei pionieri per la scarsità di monete, nel 1852 iniziarono ad emetterne a loro nome.

L’ultima società a nascere fu la Kellogg & Co., fondata nel 1854 da John G. Kellogg, un ex impiegato della Moffat & Co., e da John Glover Richter, ex saggiatore presso la United States assay office of gold. Nel 1855 Richter cedette la sua quota ad August Humbert (che già aveva lavorato con Moffat) e la società cambiò nome in Kellogg & Humbert melters, assayers & coiners.

Infine vanno citate le emissioni dei mormoni dello Utah, i quali tra il 1848 e il 1861 coniarono monete con l’oro inviato a Salt Lake City dai confratelli che si trovavano in California. Vennero emesse monete da 2,50, 5, 10 e 20 dollari.

In questa tabella vi è un riepilogo delle emissioni private di taglio pari o superiore a 5 dollari:

EMITTENTE

PERIODO

DI ATTIVITÀ

MONETE EMESSE

Baldwin & company

1850-1851

5, 10 e 20 dollari

Blake & company

1855

20 dollari

J.H. Bowie

1849

5 dollari

Cincinnati mining and trading company

1849

5 e 10 dollari

Dubosq & company

1850

5 e 10 dollari

Dunbar & company

1851

5 dollari

Augustus Humbert (saggiatore federale)

1851-1852

10, 20 e 50 dollari

Kellogg & company

1854-1855

20 e 50 dollari

Massachussetts and California company

1849

5 dollari

Miners’ bank

1849

10 dollari

Moffat & company

1849-1853

5, 10 e 20 dollari

Norris, Greig & Norris

1849-1850

5 dollari

J.S. Ormsby

1849

5 e 10 dollari

Pacific company

1849

1, 5 e 10 dollari

Templeton Reid

1849

10 e 25 dollari

Schultz & company

1851

5 dollari

United States assay office of gold

1852-1853

10, 20 e 50 dollari

Wass, Molitor & company

1852-1855

5, 10, 20 e 50 dollari

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Alcuni pionieri sceglievano di inviare il loro oro alle zecche di Philadelphia e New Orleans, le quali lo trasformavano in monete e lo rispedivano in California. Spedire l’oro via terra era impensabile: non esistevano strade sicure e soprattutto c’erano da superare la Sierra Nevada e il deserto; quindi l’oro viaggiava in nave, via Panama: la prima spedizione partì da San Francisco il 28 novembre 1848 ed ammontava a 500.000 dollari. Nel solo 1852 a Panama transitò oro per 45.506.177 dollari: 39.007.367 diretti  New York, 470.783 a New Orleans, 15.000 a San Juan, 6.020.027 a Londra, mentre 46.000 dollari rimasero a Panama. In questo modo molto oro arrivò sulla costa est, tanto che la zecca di Philadelphia inaugurò sei nuove fornaci e fu anche proposta l’apertura di una zecca a New York; inoltre il 3 marzo 1849 il governo degli Stati Uniti creò due nuovi nominali aurei da 1 e 20 dollari.

Il naufragio della SS Central America
Il naufragio della SS Central America

Ma spedire l’oro in nave era un’operazione costosa ed anche rischiosa; basti pensare al naufragio della SS Central America, verificatosi il 12 settembre 1857 a causa di un uragano, in cui andarono persi due milioni di dollari in oro e che scatenò il panico nelle città dell’est, visto che era proprio l’oro californiano a trainare la loro crescita economica. Anche le rapine mettevano a rischio l’invio di oro alle zecche: a Panama, dove fino al 1853 passarono 64 milioni di dollari in oro californiano, operavano dei banditi chiamati Derienni che erano specializzati nell’assalto ai trasporti di oro. La loro attività rendeva bene: a volte il valore di un singolo carico superava il milione di dollari. Ma ben presto questi malviventi vennero catturati e impiccati.

Considerati tutti questi pericoli, già nell’autunno del 1848 vi furono delle petizioni per l’apertura di una nuova zecca in California; l’idea fu approvata dal Congresso, che scelse San Francisco come sede della nuova officina monetaria. La zecca fu impiantata in un edificio in Commercial Street e fu inaugurata il 3 aprile 1854. Dava lavoro a settanta persone, tra cui circa quindici donne che avevano il compito di verificare il peso dei tondelli, scartando quelli sottopeso e limando quelli che pesavano troppo. L’ambiente di lavoro era piccolo, stretto e poco ventilato, tanto che diversi lavoratori si ammalarono gravemente. La zecca non poté subito coniare grandi quantitativi di metallo perché si verificò una  carenza di acidi per la raffinazione. Comunque nel suo primo anno di attività la zecca coniò monete d’oro per un valore nominale di oltre 4 milioni di dollari, divisi in monete da 1, 2½, 5, 10 e 20 dollari; non fu coniata nemmeno una moneta d’argento. L’apertura della zecca pose un freno alle emissioni private.

La Granite Lady
La Granite Lady

Dal 1859, in seguito alla scoperta dell’argento nel vicino Nevada, alla zecca iniziarono ad affluire anche grandi quantità d’argento. L’edificio in cui la zecca operava era ormai troppo piccolo, così nel 1870 fu posta la prima pietra della nuova sede, che fu inaugurata quattro anni dopo. Le fondamenta erano costituite di roccia granitica (per questo l’edificio fu soprannominato The Granite Lady, la “signora di granito”) e furono costruite in base al rivoluzionario concetto di “galleggiamento” che avrebbe dovuto salvare l’edificio in caso di terremoto. Infatti, quando il 18 aprile 1906 un violento sisma distrusse la città (l’80% degli edifici venne raso al suolo), la zecca non subì danni e superò bene anche l’incendio sviluppatosi in seguito al terremoto. Dopo il sisma la Granite Lady, in cui in quel momento erano stipati 300 milioni di dollari in oro, rimase l’unica istituzione finanziaria di San Francisco ancora in grado di funzionare. L’edificio ospitò la zecca fino al 1937 quando essa fu trasferita in una nuova sede, dove ancora oggi vengono coniate le monete statunitensi.