Bitcoin, una rivoluzione copernicana

bitcoinSu questo sito ci siamo spesso occupati di economia monetaria, ma finora non si è ancora parlato del bitcoin. Lo facciamo oggi per la prima volta proponendovi un articolo di Francesco Carbone tratto dal sito Usemlab.
L’articolo spiega vantaggi e prospettive del bitcoin, la moneta elettronica creata nel 2009 da un anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Il sistema bitcoin non prevede un ente centrale, ma utilizza un database distribuito basato su sistemi crittografici e la rete peer-to-peer. Il sistema Bitcoin prevede il possesso e il trasferimento anonimo del denaro, tutelando la proprietà privata della moneta e mettendola al riparo dai capricci di governi e banche centrali.
Chi volesse approfondire può farlo partendo dall’articolo di Wikipedia e dal sito bitcoin.org.

Articolo tratto dal sito Usemlab

Sono ancora pochi i blogger indipendenti di economia che parlano di Bitcoin. Nel forum interno di usemlab ne discutiamo dall’aprile 2011 (all’epoca valeva ancora meno di un dollaro contro i 200 di oggi) e, nonostante molte resistenze e scetticismi iniziali (tipici nei confronti di ogni idea rivoluzionaria) cominciai a interessarmi più seriamente della questione solo a partire dal settembre 2012 dopo essere stato a Bodrum al meeting annuale di Hans-Herman Hoppe. Sempre meglio tardi che mai, come si dice. Da quel momento la conversione è stata abbastanza rapida al punto che ne parlai pubblicamente a febbraio 2013 in occasione del convegno Contante Libero tenutosi a Bologna e, da marzo, di fatto dedico oramai oltre metà della mia giornata ad approfondire l’argomento e a lavorarci intorno.

Prima ancora di essere utilizzabile come moneta il Bitcoin è, parafrasando una definizione data sempre nel forum interno dal nostro utente MFC, un ingegnoso sistema decentralizzato di gestione sicura di certificati della proprietà senza il controllo di un’istituzione sopraordinata. Ed è proprio ciò che lo rende geniale. in tal senso l’invenzione del bitcoin si pone come una rivoluzione copernicana nell’ambito monetario e bancario, rivoluzione che si sta realizzando in maniera letteralmente esponenziale giorno dopo giorno seguendo la classica curva ad S che caratterizza l’espansione di ogni network di successo (si pensi all’adozione della stessa internet, o di facebook).

E’ un peccato che ancora tanti economisti di Scuola Austriaca siano divisi sull’argomento; tuttavia, grazie anche all’opera di Jeffrey Tucker e Doug French di Laissez Faire Books, i più perspicaci stanno definitivamente abbandonando le proprie resistenze abbracciando la rivoluzione. Quando si è compreso il potenziale rivoluzionario del Bitcoin molti aspetti legati al denaro diventano infatti molto più chiari. Il Bitcoin aiuta a tracciare una linea netta di demarcazione tra i cialtroni monetari ed economici e i sostenitori di una moneta sana, privata, onesta. Non è un caso che l’inventore del Bitcoin Satoshi Nakamoto (chiunque esso sia, la sua identità rimane misteriosa) sia un profondo conoscitore della Scuola Austriaca di Economia ed abbia costruito il protocollo ispirandosi ai principi teorici che dovrebbero caratterizzare una moneta ideale.

Adoro il Bitcoin sempre di più ogni giorno che passa soprattutto per queste ragioni. Sono convinto che nel processo che sta portando alla morte naturale il sistema monetario di valute irredimibili esso si ponga come fondamentale catalizzatore e probabilmente insieme all’oro sarà di riferimento per la nascita di un nuovo sistema monetario degno della civiltà moderna. In tal ambito trovo inutile dibattere se sia meglio l’oro o il Bitcoin; pur avendo caratteristiche differenti, una moneta fisica e l’altra digitale, essi si pongono entrambi a difesa dei diritti di proprietà. Il primo ha storicamente rappresentato la soluzione materiale per sottrarsi al processo di confisca inflazionistica e distruzione centralizzata dell’istituzione monetaria, il secondo ne offre adesso una tecnologica. Insieme si rafforzano mutuamente.

Anzi il Bitcoin essendo proprio per natura un protocollo di certificazione della proprietà riesce ad espletare la funzione di difesa dei diritti di proprietà ancora meglio dell’oro. Non è possibile alcuna falsificazione (niente lingotti al tungsteno) e non è possibile duplicarne la proprietà attraverso certificati sostitutivi (niente riserva frazionaria). Quest’ultimo aspetto è fontamentale: il Bitcoin risolve alla radice la truffa costantemente perpetrata dal sistema bancario. Rende inequivocabilmente insostenibili le posizioni di tutti coloro che attribuiscono alla banca magici poteri di trasformazione del rischio basati sulla violazione dei diritti di proprietà. Grazie alla tecnologia sulla quale si fonda rende quindi il sistema bancario obsoleto non solo nella funzione dei pagamenti ma anche nella tradizionale attività di prestito realizzata attraverso la riserva frazionaria (in violazione appunto dei diritti di proprietà).

E’ notizia di ieri che in Italia vogliano ridurre ancora l’uso del contante. Se la cosa fa leggermente alterare i nervi a chiunque abbia a cuore la libertà e la privacy ciò però non fa che rafforzare l’utilizzo del Bitcoin come soluzione al controllo sempre più invasivo sull’utilizzo del mezzo monetario. Se la coercizione verso l’utilizzo della valuta digitale di emissione parastatale è finalizzata in ultima analisi a finanziare il fallito sistema bancario (e non certo a sopprimere l’evasione fiscale), la libera scelta di usare il Bitcoin come valuta digitale indipendente è la soluzione. Il Bitcoin non finanzia la casta corrotta di parassiti che ruotano intorno alla produzione monetaria parastatale ma remunera quel network di “minatori” che lavorando sul protocollo lo difendono e lo rafforzano.

Ed infine il Bitcoin, così come l’oro, è moneta che non ha confini territoriali. Supera tutte le castronerie promosse dai cialtroni monetari che vogliono poter inflazionare a piacimento la valuta nazionale per stimolare artificialmente l’economia. Rende ridicoli i mercantilisti e gli antiglobalisti. In quanto moneta strettamente privatistica denuda le posizioni inconsistenti di tutti i sostenitori del libero mercato (monetaristi in primis) che incoerentemente difendono il monopolio statale sulla produzione monetaria.

L’offerta di Bitcoin, ancora più rigida di quella dell’oro, non sarà di ostacolo all’adozione volontaria da parte degli agenti del mercato, al contrario essa costituisce un irresistibile incentivo. Come scrive Rothbard in Il Mistero dell’Attività Bancaria, qualunque quantità di moneta è ottimale per far funzionare l’economia. Il Bitcoin dimostrerà anche questo. Una volta minati gran parte dei 21 milioni di Bitcoin teorici (siamo quasi a 12 milioni) non sarà affatto di ostacolo all’economia globale che sta nascendo intorno ad esso, anzi vedremo come col tempo farà fiorire sempre più idee imprenditoriali che, grazie al Bitcoin stesso, potranno trovare finanziamenti altrimenti impossibili.

Un terzo della popolazione mondiale non ha accesso al sistema bancario e il Bitcoin, gestibile attraverso un computer o anche uno smartphone, risolve i loro problemi, aprendo a chiunque la possibilità di globalizzarsi anche in ambito finanziario. Internet ha disintermediato quasi ogni settore economico, tranne infatti quello monetario e finanziario. Il Bitcoin è l’innovazione che completerà questo processo che negli ultimi venti anni ha incrementato enormemente la produttività creando indubbiamente valore per ciascuno di noi e compensando gran parte dei deleteri effetti causati dalla più incredibile espansione moneetaria di tutti i tempi.

Il Bitcoin costituisce una rivoluzione che sarà difficile arrestare. Anzi auguriamoci tutti che la rivoluzione vada avanti a passo sempre più spedito, l’umanità ne trarrà solo vantaggi. Riprendendo una meravigliosa frase letta su twitter qualche giorno fa: con il Bitcoin siamo ad una battaglia epica tra le forze coercitive dello Stato da una parte e quelle spontaneamente creative del mercato e a difesa della libertà dall’altra. Le prime stanno continuando a distruggere ricchezza (e penso che in questo paese tale processo sia più evidente che in qualunque altro) mentre le seconde creano valore guidando il processo di prosperità.

Che dunque anche gli italiani si sveglino e abbraccino questa rivoluzione altrimenti nel giro di una decina d’anni si ritroveranno più poveri di tante persone che oggi vivono nel terzo mondo e che, a differenza loro, stanno adottando a passo sempre più rapido le geniali soluzioni offerte dal mercato. Abbiamo davanti, ne sono convinto, i dieci anni più interessanti della storia dell’umananità e il trasferimento di ricchezza che questo processo porterà con sé sarà uno dei più incredibili di tutti i tempi. Quegli Stati che continueranno a sopprimere questa rivoluzione non faranno che continuare ad impoverire le proprie popolazioni, quelli che si apriranno all’innovazione, allentando o spezzando i cordoni del monopolio e della coercizione intorno al mezzo monetario, prospereranno. Chi non lo capisce sarà causa della propria miseria. In Italia, nelle sfere alte dove si decidono sul tavolino del pianificatore centralizzato i destini di milioni di persone, non l’ha capito ancora nessuno.